Luciano Castellini, un 2015 per il Toro pieno di soddisfazioni.
Direi proprio di sì. Io sono rimasto affezionatissimo a questo ambiente, ma ci tengo a precisare che parlo da ex, non da uno che ha la pretesa di esserci dentro. Detto questo, sì, credo proprio che il Toro abbia fatto molto bene in quest’anno: la squadra ha girato, a parte magari queste ultime partite, che possono far parte di un calo fisiologico. Ma poi i tifosi del Toro non chiedono mica molto.

 

Ha mai vissuto contestazioni?
No, da noi non usava. Fortunatamente non le ho mai vissute, ma, ripeto, il tifoso del Toro non chiede poi tanto: non è pretenzioso, vuole il massimo dell’impegno. Nel calcio si vince e si perde, chi pensa che i tifosi non lo sappiano sbaglia di grosso. Ma se si dà tutto, si può anche perdere un derby. Uscendo a testa alta.

 

Da “Giaguaro” ha lasciato un ricordo indimenticabile. Mentre l’attuale portiere, Padelli, è sotto la lente di ingrandimento per una serie di errori.
Lo conosco, Daniele. L’ho allenato quando facevo il preparatore in Under 20. Per sapere davvero cosa passa nella testa di un giocatore, bisogna essergli vicino, per capire bene se ci sono dei problemi e come eventualmente superarli. Si deve però partire da un assunto: un portiere non può sbagliare. Lui deve essere bravo a farsi scivolare addosso le critiche, è il primo passo per cercare di riconquistare, eventualmente, i tifosi. Poi bastano poche partite buone, in generale, perché si sistemino le cose.

 

A proposito di Under 21: l’anno scorso ha lavorato con Baselli, Belotti, Benassi e Zappacosta. Il Toro ha fatto bene a puntare su di loro?
Decisamente, sono calciatori molto validi. Hanno delle ottime potenzialità e un gran carattere. Sì, sono da Toro, senza dubbio. Così come anche Barreca. Se Di Biagio mette in campo un giocatore, vuol dire che dal punto di vista caratteriale è assolutamente pronto.

 

Come è stato giudicato pronto Donnarumma. Un caso più unico che raro vedere un portiere così giovane titolare?
In Italia sì, all’estero mica tanto. Bisogna avere il coraggio di buttarli dentro, è una grande responsabilità da parte dell’allenatore. Certo, va dato anche lo spazio per poter sbagliare: ma intanto Donnarumma, che avrà sicuramente i suoi bassi, si è già costruito un bagaglio di esperienza notevole. All’estero, dicevo, hanno più coraggio, noi li compriamo magari più vecchi dopo.

 

Però il portiere esperto può dare molte garanzie.
Senza dubbio. Un portiere ben allenato può andare avanti fino ai 40anni. Poi, effettivamente, non ce la fa più: calcolate che in un allenamento si butta per terra almeno 200 volte al giorno. Moltiplicate per 360 giorni, e capirete che dopo un po’ i dolori arrivano. Ma il problema non è questo: se il portiere anziano para bene, allora è esperto; se para male, allora è vecchio. Non c’è equilibrio in questo senso. È un ruolo delicato, appunto.

 

Torniamo al Toro, secondo lei dove potrà arrivare?
Non lo so, lo dico onestamente. Ha alzato sicuramente il livello, e gioca bene. Ha avuto un calo fisiologico, del quale non conosco né voglio conoscere le cause. Anche perché non è mai bello giudicare, conosco troppo bene il mondo del calcio. Ma io una cosa ai tifosi granata la voglio dire.

 

Prego.
Non li ho mai dimenticati, e so che loro non dimenticano me. Perché? Perché non ci siamo mai detti delle palle: siamo sempre stati molto schietti tra noi. A loro auguro un 2016 splendido e pieno di soddisfazioni. Se lo meritano senza dubbio.

 

 


Buon Natale!

All’imbocco del tunnel