Emiliano Mondonico, 31 dicembre 2015. Che anno è stato per il Toro?
Tutto sommato direi positivo, perché la squadra ha ottenuto dei risultati importanti. Ha fatto un bel cammino, ma è incespicato sul finale: qui c’è qualcosa che deve farci riflettere. In generale, penso che questo sia stato un anno marchiato dalla Juve: da un lato, c’è la gioia per il derby vinto, che sembrava avesse aperto le porte del paradiso; dall’altro, quello che abbiamo perso in Coppa Italia, che ha portato l’ambiente alle porte dell’inferno. C’è sempre la Juve di mezzo, appunto. Ma questo la dice lunga su come sia sentito questo confronto dai tifosi del Toro, e tutti dovrebbero rammentarsi di questo. Perché, ripeto, ti può portare in cielo, come all’opposto.

 

Quel 4-0 ha inciso davvero molto. Pensa che le contestazioni siano state troppo aspre?
Il discorso non è vincere o perdere, ma il modo che si ha di interpretare le partite. Quando allenavo il Toro, perdemmo 1-0 in 9 contro 11 (stagione 1991/1992, ndr), chiudendoli nella loro metà campo. E non siamo stati contestati: la gente aveva visto che avevamo dato tutto, e siamo usciti tra gli applausi. Ha stordito un po’ la maniera con cui questo derby è stato affrontato, senza nemmeno un tiro in porta! E non dimentichiamoci che avevamo potuto sfruttare pure la pausa di campionato, a causa della nebbia, mentre loro venivano dall’infrasettimanale e dalla gara di Serie A. Di fatto, abbiamo avuto 10 giorni per preparare questa gara: se si va in campo e non si dà nessun segno di vita è chiaro che qualcuno si arrabbi. Non esiste non capire cosa voglia dire questa partita: è unica nel suo genere, soprattutto a Torino. Poi ogni tifosi ha reagito a modo suo.

 

La rabbia però era tanta.
E dimostra che la gente vuol bene alla squadra. Lo dico sempre: la fine del calcio è l’indifferenza, non la contestazione. Finché c’è contestazione, c’è passione e spirito vero. Bisogna trarre insegnamento da queste situazioni: una contestazione ti fa capire molto più della storia del Toro che non cento applausi per tante altre cose. In generale, penso che purtroppo sarà difficile cancellare  dalla mente questo derby. Ci vorrà del tempo.

 

Non più qualità?
Io penso che le avversarie in campionato non abbiano chissà cosa in più di noi. Sì, forse qualcosina, ma nulla di impareggiabile. Ci vuole tanta volontà, quello che una volta era il nostro modo di essere. Quel “Cuore Toro” che in questo momento si vede ogni tanto, e come fac simile. Perciò io penso che se questa squadra capirà cosa voglia dire davvero quell’espressione così inflazionata, soprattutto in un campionato come questo così equilibrato, ci sarà la possibilità di migliorare la classifica. E non dimentichiamo che dobbiamo recuperare la sfida con il Sassuolo. Ci vuole però tutto un altro spirito: abbiamo vinto sei gare e perse altrettante, segnando 21 reti e subendone 20. Con il “Cuore Toro” la sconfitta deve essere casuale, e soprattutto per merito di una squadra che ha moltissime qualità più di noi. Le motivazioni, lo spirito contano più di ogni altra cosa. Per questo trovo impossibile pensare che la Juve, in quel derby, sembrasse il Toro.

 

La gente però ha nei ricordi anche la notte di Bilbao. Di spirito ce ne fu eccome.
Sì, vero: nell’analisi di quest’anno il Toro si è giustamente attaccato alla vittoria del derby e a quella bellissima gara di Europa League. Ma quello che mi piacerebbe è che non ci si gratifichi solo in base a determinate vittorie, ma è il risultato finale a contare, soprattutto dove ti porta. Il Toro non può essere paragonato a una provinciale, e dopo tante partite giocate con la stessa idea di gioco, con lo stesso allenatore e con gran parte della rosa confermata, ora è arrivato il momento di raccogliere i frutti. Che vuol dire un trofeo. Qualcosa di concreto, insomma, non solo tanti punti durante il cammino. Per questo applaudo Ventura quando dice che l’Europa deve essere nella logica del Toro. È verissimo: infatti il Toro deve cercare di arrivare tra le prime cinque del campionato. Se vuoi far dimenticare davvero questo derby, devi cercare di raggiungere questo posizionamento: difficile, ma non impossibile. Siamo il Toro, in fin dei conti: guai a toglierci a priori queste opportunità!

 

A proposito di trofei: il 2015 è stato l’anno della Primavera, con Scudetto e Supercoppa. Una bella speranza per il futuro?
Cioè? Che tipo di futuro? Io sono felicissimo per la Primavera che abbia vinto, ma mi piacerebbe tanto vedere dei giocatori scudettati finire in prima squadra. Con Vatta si vinceva tutto, poi i giocatori andavano a farsi le ossa in categorie inferiori, venivano seguiti dagli osservatori del Toro e poi in caso di ottimo campionato tornavano a casa. Adesso non è così, ci sono ancora pochi prodotti del nostro vivaio. Ma voglio fare un augurio anche a loro.

 

Prego.
Mi immagino che quelli che hanno vinto vengano seguiti davvero, per magari tornare a breve alla base. E fare quello che facevano i giovani di allora. Questo è il mio augurio per le nuove leve, mentre per la prima squadra ho due desideri. Quello più folkloristico è la vittoria del derby, perché come avete capito penso che possa risolvere molti problemi. E poi spero davvero che Ventura possa centrare l’obiettivo europeo. È nella logica del Toro, ha assolutamente ragione. Ed è ora di raccogliere i frutti.

 

 


Il 2015 del Toro / Ottobre: inizia la rinascita del Filadelfia

Toro, oggi ultimo allenamento dell’anno