Marco Ferrante, i presupposti stagionali erano di altro tipo, cosa non sta andando?

Secondo me si è rotto qualcosa all’interno. Si vede, si percepisce che qualcosa non funziona più come nelle passate stagioni. Non c’è più l’armonia di una volta e non ci sono più le giocate che sapevano mettere in difficoltà tutte le squadre. Il Toro scendeva in campo e eseguiva alla lettera tutto quello che aveva preparato in settimana, con ottimi risultati. Oggi, vuoi perché gli avversari hanno preso le contromisure, vuoi perché non sembrano più esserci dei grandi rapporti “tra le parti”, ciò non accade più. Anche la cessione di Quagliarella, indipendentemente dal discorso dell’esultanza, sembra dare credito all’ipotesi che qualche rapporto si è rotto.

Anche l’acquisto di Immobile può sembrare ingannevole, non perché non sia un ottimo giocatore, quello è evidente, ma perché non può fare la differenza in questo momento. Nel Toro deve andare tutto bene, deve essere tutto perfetto per ripetere le annate precedenti.

 

Sarà importante tenere Immobile, anche nella prossima stagione?

Io lo prenderei assolutamente, perché è un giocatore ancora giovane e può fare 5-6 anni ad alto livello. Però bisogna capire le intenzioni della società e i progetti futuri e se c’è la volontà di spendere cifre importanti. La società dovrà valutare se è giusto spendere tanto per acquistarlo, o se vale la pena guardare, in Italia o all’estero, qualche profilo interessante e meno costoso.

 

Cosa manca all’attacco granata?

Secondo me Immobile e Belotti non sono giocatori che si compensano. Ritengo che siano molto similari per caratteristiche: nessuno dei due è una prima punta, entrambi sono molto bravi quando partono dalla lunga distanza e non spalle alla porta come la classica punta centrale. Secondo me, oggi al Toro manca proprio la freddezza della prima punta, l’attaccante che risolve le partite con una giocata in area di rigore. Belotti e Immobile sono ottimi giocatori, ma sicuramente non sono prime punte.

 

Ha avuto modo di vedere lo striscione esposto dalla Maratona, che ha posto “la data di scadenza” su Ventura? Che idea si è fatto? 

Credo che la gente sia stufa del solito gioco. Era stufa anche un po’ prima, ma i risultati compensavano. Il Toro è una squadra che faceva tanto possesso palla, tanti passaggi dal portiere e i difensori centrali. Le squadre hanno ormai preso le contromisure: si può giocare un anno, massimo due anni in questa maniera. Il Toro fa tanto possesso e induce le squadre avversarie a salire per far sì che si sbilancino. Ormai gli altri sanno come comportarsi sia quando giocano a Torino, sia quando affrontano in casa i granata.
Oggi il Toro non è più una sorpresa, ma è una realtà. Non vorrei, però, che fosse una realtà troppo sottostimata.

 

Potrebbe essere utile per Ventura e per il Torino separarsi a fine stagione?

Oggi direi di sì. Però il calcio è bello e brutto proprio per la sua imprevedibilità. Mancano undici partite e se il Toro riesce a fare il 50% di quello che ha fatto gli ultimi anni, penso che il matrimonio possa continuare. Tuttavia, le mie sensazioni non sono queste.

 

Persi gli obiettivi stagionali, quali devono essere gli stimoli da qua alla fine della stagione?

I giocatori devono sudarsi questa maglia fino all’ultimo minuto dell’ultima partita per guadagnarsi a riconferma. Il Toro puntava all’Europa League, ma ci sono squadre meglio attrezzate che stanno facendo bene in campo ed è giusto che siano davanti.

Si sapeva anche che la Coppa Italia poteva essere un altro trampolino di lancio verso l’Europa, ma il Toro è uscito in malo modo nel derby. Ai tifosi, oltre al pessimo risultato, ha dato sicuramente fastidio l’atteggiamento di fine partita, tra sorrisi e scambi di battute, quasi come se fosse scontato che il Torino quella partita l’avrebbe persa comunque. Questo il tifoso non l’accetta. Penso che da quel giorno si sia rotto un po’ il “giocattolo”. Nello spogliatoio penso, purtroppo anche da prima.

 

Cosa è cambiato da quando giocava lei ad adesso, proprio in riferimento a questo tipo di atteggiamenti?

E’ cambiato molto. I tifosi, giusto o sbagliato che sia, non ti permettevano questo. Io quando perdevo in malo modo, salutavo come sempre, poi abbassavo la testa e scendevo negli spogliatoi. Sicuramente non mi mettevo a ridere o ad abbracciare tutti, dopo una figuraccia in campo. Rispetto le scelte altrui, ma non le condivido. Io non l’avrei mai fatto, ma se loro l’hanno fatto è giusto che si assumano le proprie responsabilità.


Toro, solo Gazzi a parte. Seduta tattica per la squadra

Toro, oggi la rifinitura e la conferenza di Ventura