Ecco chi sale e chi scende dopo la gara di sabato scorso contro la Juventus: il borsino granata

Partiamo dal 24’, il minuto in cui il Torino resta in dieci uomini e si trova l’alibi perfetto per poter (auto)giustificare il pressapochismo col quale ha affrontato il derby sulla scia delle convinzioni (e con gli uomini) delle partite precedenti. Quel minuto, in realtà, conta solo per quello poiché per il resto la partita era già indirizzata sin dalle prime battute durante le quali allo strapotere degli avversari faceva da contraltare una squadra contratta ed intimorita; e probabilmente anche da prima con le vacue convinzioni del prepartita a cui seguiva una formazione che qualche sospetto su come poteva andare a finire lo destava già in nuce. Non è servito a nulla lo slancio derivante dalla vittoria di Udine e anzi la mancanza di impegni davvero probanti prima del derby si è rivelato una sorta di boomerang giacché ci si è autoconvinti di essere più forti di quello che in realtà si è senza avere delle reali controprove. Così come probabilmente è stato fuorviante l’ultimo risultato di parità ottenuto nella stracittadina del maggio scorso sempre all’Allianz Stadium tanto che si è affrontato l’avversario con lo stesso sistema di gioco ultra offensivo: la differenza magari l’avranno fatta la condizione fisica e le motivazioni. E’ andata così e stavolta c’è poco da prendersela con l’arbitro (sebbene qualche piccola concessione ai bianconeri c’è stata) né sarebbe giusto mettere in croce Baselli il quale probabilmente sentiva la tensione del derby e quella di doversela vedere con i vari Matuidi, Pjanic, Dybala potendo contare quasi esclusivamente sull’aiuto di Rincon. In mezzo al campo sarebbe servita ben altra densità e sulle fasce ben altre applicazione e qualità ma percorrere lo stretto sentiero dei “se” e dei “ma”, si sa, non porta lontano.

Registriamo allora questo primo capitombolo, brutale nelle dimensioni e nelle modalitĂ , sperando che a uscirne ridimensionata sia solo la spavalderia della vigilia e che questa batosta non abbia invece ripercussioni che portino ad un ridimensionamento generale: Verona e Crotone sulla carta sono decisamente alla portata della squadra di Mihajlovic ma come al solito sarĂ  il campo a darci le dovute risposte.

CHI SALE:
SIRIGU partita stratosferica nonostante i quattro gol sul groppone: inizia dovendo guardarsi dal fuoco amico quando Lyanco rischia di impallinarlo con un retropassaggio sciagurato. Incolpevole sui gol, compie almeno tre prodigi su Benatia, Mandzukic e Douglas Costa oltre ad interventi più ordinari. E’ grazie a lui che la goleada non assume punteggi tennistici.
LYANCO alla lettura delle formazioni molti hanno pensato ad un azzardo far giocare in una partita del genere lui – che aveva esordito appena tre giorni prima – anzichĂ© l’esperto e piĂą affidabile Moretti. Il rischio di bruciarlo era evidente: il giovane brasiliano, invece, si è dimostrato (a parte qualche errore evitabile) un acquisto di prospettiva.

STABILI:
BELOTTI si prende botte, cerca di dare l’esempio ma capisce ben presto che non è la serata giusta per alzare la cresta. Chiuso nella morsa dei centrali bianconeri e sempre più isolato dopo che il Toro è ridotto in dieci, capisce che può rendersi più utile rientrando per aiutare i compagni e ripartire eventualmente tutti insieme. Non è bastato ma il suo spirito è nuovamente quello giusto.
LJAJIC dimostra di sentire la partita quando manifesta insofferenza per le decisioni arbitrali e reagisce in malo modo: un comportamento magari sbagliato nel complesso ma che comunque sottolinea il mutamento dall’Adem indolente a quello partecipativo, anche emotivamente. Nel gioco – finché dura – è colui che ispira di più le azioni granata.

CHI SCENDE
:
ACQUAH subentra a Falque dopo 30’ per ridare una parvenza di equilibrio ad una squadra già sfilacciata. Non può da solo ergersi a diga davanti ai vari Matuidi, Pjanic, Dybala ma non dà il contributo che ci si poteva attendere, nemmeno in termini di grinta. Il fatto che rientrava dopo l’infortunio muscolare e avesse sostenuto solo un allenamento attenua ovviamente le sue responsabilità.
N’KOULOU alla prima prova del nove il camerunense non mantiene le aspettative ed anche lui è saltato troppo facilmente da Dybala e compagni. Non sprofonda ma non compie nemmeno alcun intervento decisivo, stavolta la classe e la calma non bastano, in certe occasioni occorre “sporcarsi” ed usare anche la sciabola.
ANSALDI dopo il buon debutto tre giorni prima a Udine, viene impiegato a sinistra nel tentativo di arginare con le sue qualità le sfuriate di Cuadrado. Il colombiano però lo manda spesso a farfalle riportandolo sulla Terra e facendogli sentire tutt’altra musica su quel versante. Il terzino argentino non è a suo agio anche se salva la faccia con l’impegno.
FALQUE gioca mezz’ora e poi è richiamato in panchina per esigenze tattiche. Combina pochino ma è soprattutto a causa della grave incertezza nell’area avversaria (anziché battere di destro da posizione favorevole perde tempo portandosi il pallone sul sinistro e facendosi recuperare) che macchia la prestazione. Si era ancora sullo 0-0, la partita avrebbe avuto un altro volto.
RINCON il suo arrivo in granata era stato salutato con tanto entusiasmo poiché nell’immaginario collettivo avrebbe dovuto rappresentare quel guerriero e condottiero di personalità in mezzo al campo che al Torino mancava da troppo tempo, un handicap che si pensava finalmente risolto. Contro la sua ex squadra, invece, è stato tra i primi a sciogliersi come neve al sole.
DE SILVESTRI considerando che si ritrova spesso da solo a fronteggiare le scorribande di giocatori talentuosi quali Douglas Costa e Alex Sandro non gli si può gettare la croce addosso. Rimane il fatto che talvolta appare davvero poco reattivo e non basta una sua discesa con tiro tra le braccia di Buffon a salvarlo.
BASELLI appena 24’ in campo sufficienti solo per sbagliare posizionamenti, capirci poco e prendere due cartellini gialli. E se sul primo o in generale si può obiettare che il modulo troppo sbilanciato induca i mediani a spendere troppi falli tattici, sul secondo la colpa è tutta sua e della sua “voglia di giocare il derby”.
NIANG la partita del francese, invece, non dura nemmeno quella manciata di minuti che vedono in campo Baselli, di fatto è come se non fosse mai entrato. Certo, deve ancora entrare in condizione, è l’acquisto più costoso del Torino, occorre aspettarlo e lungi da noi gettargli la croce addosso per questa débacle. Ma viste tutte le premesse… era il caso di farlo giocare dall’inizio?


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diego73
6 anni fa

A tre giorni dalla disfatta salutato da tutti i colleghi strisciati con mano a quattro dita mi permetto di dire una cosa: sabato non avremmo pareggiato in 11 e secondo me neanche in 12. Fino dai primi minuti erano piĂą cazzuti e grintosi di noi e la differenza di classe… Leggi il resto »

pino
pino
6 anni fa

DIFFICILE DA DIGERIRE UNA SCONFITTA COSI’. MA LA COSA PIU’ RIPUGNANTE E DISGUSTOSA E’ STATA LA TELECRONACA DEL DUO CARESSA-BERGOMI, ASSERVITI ALLA YUVE. DOPO L’ESPULSIONE DI BASELLI IL TORO E’ ANDATO VIA VIA IN BAMBOLA, MA IL DUO PREDETTO NON FACEVANO ALTRO CHE BEARSI DELLE GIOCATE DEI JUVENTINI…DYBALA DI QUA,… Leggi il resto »

Gasperino
6 anni fa

@Giovanni64 (patsala58) 25 settembre 2017 at 22:44 Ti faccio una domanda, ti sembra che uno come Cairo prenda un eventuale prossimo capro espiatorio e lo paghi 1,5 milioni di euro all’anno? Cairo dovrebbe dimostrare a tutti che davvero crede in quello che dice e cioè licenziare il tecnico e la… Leggi il resto »

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