Per carità: lo so benissimo che abbiamo bisogno di un regista, ma nel frattempo lasciatemi dirgli grazie

È troppo facile cantare le gesta del Gallo, di cui siamo ormai tutti innamorati. È troppo facile cantare la giovinezza ogni tanto un po’ sventata ma di grande talento di Baselli e Benassi. È troppo facile accodarsi all’entusiasmo per certe giocate di Iago Falque o per Martinez che finalmente la smette di trattare la porta come le zanzare trattano l’Autan. Io vorrei cantare le gesta di Peppe Vives il capitano, uno che ogni anno parte dalla tribuna e poi te lo trovi lì in mezzo al campo, con intelligenza rara a vedersi nei campi di calcio e un’energia da ragazzino, che solo lui sa dove la trova.

Ieri quando tutti i giovincelli di ambo le parti cadevano a terra in preda a crampi, quando giocatori con assai meno primavere di lui sbuffavano ansimanti chiedendo sostituzioni al mister, lui correva fresco come un bebé a pressare gli avversari, a contrastare, a inseguire, da una parte e dall’altra del campo. Ha fatto passaggi illuminanti, geometrie perfette, scelte di tempo azzeccate (magari non velocissime, ecco, eppur sempre puntuali). Ma il momento in cui mi è piaciuto di più è nel primo tempo, in una delle poche fasi in cui sembravamo in barca. Il Bologna ha conquistato una rimessa sull’out di destra. Tre giocatori del Toro si sono fermati a protestare, e i giocatori rossoblù sarebbero arrivati in porta in un attimo se a mantenere lucidità non ci fosse stato lui, Peppe Vives da Afragola, 36 anni già compiuti, e un’occasione da gol spezzata sul nascere. Piccoli gesti che fanno una squadra. O cominciano a fare una squadra. E che segnalano che in campo non scendono solo corpi palestrati e tatuati, ma anche barlumi di sapienza.

Per carità: lo so benissimo che abbiamo bisogno di un regista, lo so benissimo che aspettiamo Valdifiori o chi per lui, lo so benissimo che (come scrive giustamente Toro.it) la vittoria non deve illuderci e la campagna acquisti non si deve fermare. Però, nel frattempo, lasciatemi dire grazie a un giocatore umile, che non ha mai fatto proclami, che non ha mai fatto sceneggiate, ma che quando è stato chiamato ha sempre risposto presente. E ieri ha portato la fascia di capitano onorandola fino all’ultima goccia di intelligenza e di sudore.


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mario tifoso dal 1958
mario tifoso dal 1958
7 anni fa

Indipendemente dall’acquisto di Valdifiori, il grande Vives va tenuto e considerato un capitale di esperienza ed un esempio da affiancare ai giovani (vedi Lulik)

Poeta del gol
7 anni fa

Quando l’attaccamento, la serietà, l’impegno e l’abnegazione portano un giocatore ad essere stimato ed apprezzato al di sopra delle sue capacità tecniche..

giardini
giardini
7 anni fa

Come sta Adem?

Toro, ci vorrebbe più verde dentro al granata. Con Mihajlovic si può