Mai una parola fuori posto, mai una polemica inutile. Questo era Giuseppe Grezar, per tutti semplicemente Pino, triestino doc classe 1918. Ed è proprio nelle fila degli alabardati che inizia la propria carriera, prima di essere notato nel 1942 dal Presidentissimo Ferruccio Novo, che lo preleva per la cifra record all’epoca di 450.000 Lire.
Mediano dalle grandi doti tecniche, Grezar giocava indifferentemente con entrambi i piedi, dote che lo rendeva un giocatore molto duttile sia in fase difensiva che in quella di impostazione della manovra, nonostante fosse poco appariscente il suo apporto era preziosissimo per tutti i compagni.
Prima stagione in granata dunque, e primo successo: arriva subito lo scudetto, il primo di una lunga serie interrotta soltanto dal destino. Fuori dal campo lega particolarmente con Ballarin, con il quale apre un negozio di stoffe e tessuti; l’avventura commerciale dei due tuttavia, dura ben poco. Specialista nei calci di punizione ma soprattutto cecchino infallibile dal dischetto, Grezar iscrive il proprio nome per ben diciannove volte nel tabellino dei marcatori, la prima delle quali nel novembre del 1942, decisiva una sua rete per la vittoria di misura dei granata a Vicenza.
Sono 159 le presenze totali, l’ultima delle quali ironicamente contro la sua Triestina, il 10 aprile del 1949; poi un infortunio lo costringe ad un mese lontano dai campi, ma Pino stringe i denti ed è pronto per rientrare, giusto in tempo per la tanto attesa trasferta di Lisbona. Sarà purtroppo l’ultimo viaggio del Grande Torino.
E Trieste non lo ha mai dimenticato, tanto da intitolargli nel 1967 lo stadio cittadino, sede delle gare interne dei giuliani fino al 1992, quando venne sostituito da un impianto più moderno e funzionale, intitolato al grande “paròn” Nereo Rocco, tecnico granata a cavallo degli anni ’60 ed altro triestino doc, proprio come Pino.