L’obiettivo dichiarato è quello di fare meglio dello scorso anno ma il Toro non ha saputo rinforzarsi, soprattutto in difesa
Non c’è stato il colpo dell’ultimo minuto, non c’è stata la ciliegina, non ci sono state sorprese. Meglio, forse: ci siamo risparmiati un nuovo Gojak, un altro Kabic, un novello Salama. Riempita la casella del terzino sinistro, un ruolo per il quale era necessario intervenire, il mercato si è in sostanza chiuso, al di là della cessione non andata a buon fine di Sazonov, che ha tenuto banco fino alla tarda serata vista la chiusura posticipata del mercato spagnolo. Se il Toro si è indebolito come sempre lo dirà il campo, però sulla carta possiamo azzardare un’analisi che deve tenere conto delle intenzioni della dirigenza, su tutte quella di “fare meglio dello scorso anno“, l’unico obiettivo finora dichiarato. Se così è, se è questo ad aver mosso il mercato, non si può dire che l’obiettivo sia stato centrato. La difesa di sicuro non si è rinforzata, al contrario si è persa l’occasione per farlo, ed è un peccato. Al netto del fatto che Ismajli non lo abbiamo ancora visto in gare ufficiali, è una retroguardia non all’altezza, specie se paragonata a quelle che negli ultimi anni hanno consentito al Torino di piazzare plusvalenze, da Bremer a Buongiorno. Ed è il nodo cruciale. Il Toro non si è indebolito nelle altre zone del campo: in mezzo c’è Asllani dove agiva Ricci, con l’incognita Anjorin che se in forma potrebbe rivelarsi un buon acquisto, davanti Simeone che prende idealmente il posto di Sanabria. Da capire se il nuovo sistema penalizzerà i trequartisti, Vlasic compreso, ma nel complesso è una squadra in linea con la precedente. Un mercato appena sufficiente per non rischiare troppo: non sembra proprio la strada per crescere con ambizione.
