La diffidenza, lo scetticismo, lo sconforto, la rabbia… sono sentimenti che hanno scavato un solco, fra i sostenitori granata e il massimo dirigente
La sensazione nitida, che si ha dopo questa prima parte negativa del campionato, è la stessa che si poteva prevedere già in estate, quando per l’ennesima volta sono stati ceduti i “gioielli della corona (… di spine)”, e cioè Milinkovic Savic e Ricci, dopo i Buongiorno e Bellanova del 2024.
Il Toro potrebbe anche vincere una partita per 6-0, contro un grande avversario, e magari dare spettacolo, sul piano del gioco, ma ormai non cambierebbe più nulla, nel rapporto fra la maggioranza della tifoseria, e il presidente Cairo. La diffidenza, lo scetticismo, lo sconforto, la rabbia… sono sentimenti che hanno scavato un solco, fra i sostenitori granata e il massimo dirigente. E questo aspetto potrebbe essere pericoloso, per l’andamento della squadra in campionato.
Siccome la contestazione avviene all’interno dello Stadio Grande Torino, e siccome la formazione ha evidenti limiti, in particolare in difesa, non avere il completo appoggio del proprio pubblico, nella lotta per la salvezza, rappresenterebbe un ulteriore handicap. Personalmente, mi sento di dire che sarebbe più giusto trovare un compromesso, fra la contestazione nei riguardi di Cairo, e l’appoggio nei riguardi della squadra, nel senso di contestare fuori dallo stadio, e non dentro lo stadio.
La mia, tuttavia, è semplicemente una opinione, che certamente non cambierà la sacra volontà dei tifosi, ormai esasperati, al punto da scrivere nei social frasi tipo “Cairo ci ha portato via anche la speranza”, oppure “Cairo è la nostra peggiore disgrazia dopo Superga”. E stiamo parlando del presidente più longevo, e virtuoso, ma solo a livello di bilanci, della storia granata. Espressioni molto pesanti e significative.
Io ritengo Cairo un grande imprenditore, e una persona furba e intelligente, per cui non mi capacito per come sta gestendo questo periodo. Ancora una volta, dimostra di non avere capito qual è lo spirito del tifoso granata, e quali sono i suoi valori. Se c’è un errore, che si può commettere in un frangente come quello attuale, è abolire la sincerità, e continuare a fare finta di niente.
Ad esempio, dire che i tifosi che incrocia per strada lo ringraziano, oppure che soltanto una parte modesta della tifoseria ce l’ha con lui, oppure che il rumore della contestazione rappresenta un semplice problema di acufene (fra le risate di decine di imbecilli). Ma perché prendere in giro i tifosi con queste frasi?
Sono già tifosi frustrati, per tutte le vicende della squadra, consapevoli che il prossimo anno, nel 2026, ne saranno passati 50 dall’ultimo scudetto granata. Consapevoli che, nel futuro, soltanto lo sbarco dal cielo di uno sceicco arabo potrà rinnovare la leggenda. E pazienza, se nessuno rivivrà quel 16 maggio 1976, che resta “il giorno della liberazione”, per chi era allo stadio quel pomeriggio, in cui Superga tornò ad essere una collina. Una collina… e basta.
