Tutti i tifosi granata, me compreso, dovrebbero avere la volontà di mantenere viva l’attenzione della gloriosa squadra per cui tifano

Tra le cose che il Torino FC di Urbano Cairo non può più chiedere ai tifosi e alla stampa libera è il tempo. Ne è passato ormai troppo, se ne è perso tanto e le avvisaglie per l’inizio di questa nuova stagione fanno presagire che anche quest’anno sarà un anno complicato. Infatti ancora una volta il ritiro parte senza aver fatto mercato. Probabilmente questo verrà ultimato all’ultimo e poi si comincerà a chiedere tempo che i giocatori assimilino i dettami tecnici. Eh no! Più passano le stagioni, più si accumulano i danni e più si legittima l’insofferenza. Per cui la società deve sapere che all’inizio del campionato, il Toro dovrà essere pronto! Anche Juric non può pretendere tempo, visto che ha da subito avallato pubblicamente la volontà di voler lavorare con i giocatori attuali. Sono piuttosto persuaso del fatto che quelle dichiarazioni di facciata del tecnico croato siano state concordate con la società, visto l’oggettivo momento di crisi economico generale. Tuttavia i tifosi non meritano di essere presi in giro e meritano rispetto. Non può esserci entusiasmo se Sirigu è stato praticamente accompagnato alla porta e se la società continua ad aspettare in ginocchio con gli occhi al cielo un’offerta per il capitano Belotti, fresco campione d’Europa. Se poi gli innesti del momento sono Berisha e Warming… Da più parti leggo che il presidente spera di aver azzeccato l’ingaggio di Juric come nuovo Gasperini. Si fa finta che basti un Gasperini per risollevare il Torino FC. Prendete Gasperini e mettetelo in contesti di società assenti e si scoprirà che non potrà fare quello che fa con l’Atalanta, a meno che non si voglia far passare il concetto che Vagnati sia al pari di Sartori e che Cairo valga un Percassi.

Dunque la situazione è immutata e perciò preoccupante. Scopro inoltre con stupore che l’ormai celebre “non sono razzista, ma…” è diventata una locuzione trasferibile in diversi contesti. Anche tra i contestatori del presidente Cairo, scopro che si è sviluppata l’espressione “Non sono pro Cairo, ma…” e lì giù con le più solite scuse come “Chi ci compra?”, “Qual è la soluzione?” ecc. Una sorta di rassegnazione che probabilmente cela anche il fine reale di voler smontare un malumore crescente e legittimo. C’è ad esempio chi mi chiede soluzioni (a me?!?). E niente, la cosa fa già ridere da sé perché o nutrono profonda stima nei miei confronti, oppure credono che io abbia la bacchetta magica o, peggio, cercano di annacquare contestazioni legittime che possono trovare manforte anche da articoli di critica. La soluzione, purtroppo, è una e una soltanto. Che il presidente Cairo metta in vendita la società. Ma siccome non è possibile obbligare una persona a fare quello che non vuole fare e lui ha dichiarato candidamente che non venderà, la soluzione alternativa al momento non c’è. Il problema è che lui non è che non vende perché punta ad un riscatto in campionato. Lui mira in sostanza a fare un campionato simile ai due precedenti e non ha la benché minima intenzione di puntare a traguardi più ambiziosi. I traguardi e le ambizioni non esistono, altrimenti li dichiarerebbe. Ad ogni inizio anno si naviga a vista e così sarà quest’anno.

Dunque non avendo poteri lunari e non avendo conoscenze importanti di imprenditori facoltosi intenzionati ad entrare nel calcio in questo momento e non avendo capitali per poter acquistare il Toro, posso semplicemente continuare a fare quello che faccio per difenderne i valori. Se tutti i tifosi del nostro Toro mettessero da parte la rassegnazione, potrebbero impegnarsi per dare il loro contributo. Tutti i tifosi granata, me compreso, dovrebbero avere la volontà di mantenere viva l’attenzione della gloriosa squadra per cui tifano. Bisogna portare i nostri valori, che fanno parte di noi, ai più piccoli, magari anche nelle scuole. Sarebbe bello parlare ai bambini dei valori dello sport e di che cosa ha rappresentato il club granata nella storia. La fortuna del presidente Cairo è che il numero di tifosi del Toro si è più che dimezzato e non poteva essere altrimenti dopo 16 anni di nulla. Forse questo è il vero obiettivo che in cuor suo il presidente è lieto di aver raggiunto. L’unica cosa che i comuni mortali tifosi del Toro potrebbero fare è quella di arrestare l’emorragia di tifosi parlandone e raccontando le gesta di Mazzola, Meroni, Ferrini, Pulici, Graziani, Casagrande e Mondonico. Se tutti i tifosi riuscissero a piantare un seme, probabilmente il Toro avrebbe qualche speranza in più nel futuro.

Per cui a tutti coloro che si mischiano tra i contestatori per fare in realtà il gioco del presidente, decidessero di attivarsi e di non gettare letame su chi, per amore del Toro, investe tempo, denaro e stress per una causa che interessa tutti noi.

Se è vero, com’è vero, che il Toro siamo noi, allora sta solo a noi mantenerlo vivo e resistere a questa carestia che dura da più di tre lustri e proviamo a non attaccare chi si sbatte, ma cerchiamo di fare il nostro. Perché nonostante l’attuale presidente dentro di noi batte il vecchio cuore granata che non morirà mai!

Urbano Cairo
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ultimo aggiornamento: 15-07-2021