29 giugno 1954: nasce Leo Junior, uno degli ultimi grandi colpi del Torino dal Brasile. 125 presenze e 19 gol per l’idolo del popolo granata

All’anagrafe é Leovegildo Lins da Gama, ma per tutti é molto più semplicemente Junior. O Leo Junior, come lo chiamano ancora oggi affettuosamente i tifosi granata, che lo hanno eletto in un amen il miglior straniero nella storia del Torino.
Dopo oltre un decennio ad altissimi livelli con la casacca del Flamengo (di cui era capitano e con il quale vinse quattro titoli carioca), Leo Junior nell’estate del 1984 è il grande colpo del mercato granata, il capolavoro del presidente Rossi e dell’allora direttore generale Luciano Moggi: il Toro si aggiudica l’ormai trentenne campione verdeoro per una cifra superiore ai due milioni di dollari. Trent’anni, sì, ma aveva ancora molto da dare, Leo; ed infatti prima del proprio trasferimento in granata, chiede ed ottiene precise garanzie da Radice di poter giocare anziché come terzino (ruolo ricoperto fino ad allora, su entrambe le fasce) come centrocampista, ruolo a lui da sempre più congeniale e soprattutto meno “logorante” fisicamente. In quel bollente giorno di luglio nel quale venne presentato, Torino si trasforma in Rio con centinaia di bandiere della Seleçao sventolanti ed un’orchestra che suona ritmi brasiliani.
È amore a prima vista: Leo Junior a Torino si trova a meraviglia, in campo e fuori, ed i risultati si vedono subito. Il Toro, al termine della stagione 1984/85, conquista un sorprendente secondo posto alle spalle del Verona dei record targato Osvaldo Bagnoli.

Leo Junior: dal Torino al Pescara. Ma il piemontese…

Famose restano le sue battute in piemontese, così come le sue estrosità (solo sportive,  sia chiaro) che fanno innamorare la Maratona. In panchina siede il tecnico dell’ultimo scudetto, Gigi Radice; ma il rapporto con il tecnico con il passare del tempo e, forse in maniera fisiologica, si logora.
Nell’estate 1987 quindi, dopo tre stagioni disputate sempre ad altissimo livello, Leo Junior a Torino perde la “fiducia nel proprio comandante”, come avrà modo di dire qualche anno più tardi; fa quindi le valigie e si trasferisce con la propria famiglia a Pescara da un altro “profeta” del nostro calcio, Giovanni Galeone. In Abruzzo, disputerà ancora due stagioni ad altissimo livello, per poi lasciare definitivamente il nostro paese nell’estate del 1989.
Vestirà la maglia granata ancora in un paio di circostanze, chiamato ancora una volta da Luciano Moggi per disputare alcune partite della Mitropa Cup, oltre al derby benefico “SLAncio di vita”, nel marzo del 2011.
Il palmarès recita 125 presenze e 19 reti tra coppa e campionato, ma Leo è stato molto di più. Estro, fantasia, lampi di classe come raramente un calciatore ha fatto vedere in maglia granata, ma soprattutto tantissima umanità che fanno di lui ancor oggi, un idolo indiscusso per la gente del Toro.


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madde71
madde71
5 anni fa

Uomo vero e giocatore fantastico

Roberto (RDS 63)
5 anni fa
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Giusto @Maddé…uomo vero, giocatore fantastico e soprattutto persona che in poche ore ha capito quello che tanti illusi non hanno capito in tredici: «Compresi molti anni fa chi era Cairo. Ha imparato bene da Berlusconi, il suo ex padrone. Andammo a cena io, lui e Comi. Voleva che facessi l’osservatore… Leggi il resto »

paolo 67 (tabela)
5 anni fa

Feliz aniversário Leo.

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