Una partita scialba, a dispetto della carica che la vittoria del Castellani avrebbe potuto dare: in Toscana è stata tutta casualità?
Una delle peggiori sensazioni che la partita di ieri ha lasciato è il timore che il successo di Empoli di otto giorni prima sia stata una casualità. Che il gol di Adams, per quanto improbabile e quasi irripetibile, sia stato una casualità. Che molto di quello a cui abbiamo assistito finora sia stato una casualità. L’invenzione di un singolo, come accaduto al Castellani. Altrimenti non si spiega perché dopo una settimana finalmente più serena visto il successo ritrovato la squadra ieri abbia regalato uno spettacolo così. Qualche minimo tentativo nei primi 45′, poi lo sprofondo nella ripresa, mentre sugli spalti (da inizio gara, certo) all’incitamento per la squadra si alternavano i cori contro la presidenza. Il Torino in campo era sparito ben prima del gol di Dallinga, ma una volta preso il colpo non c’è stato più niente da fare. Per inerzia si è arrivati al 96′, poi la solita pantomima sotto una Curva deserta – erano già usciti tutti fuori a contestare, almeno i fischi sono stati meno sonori -, il rientro negli spogliatoi, le solite frasi fatte, ulteriore schiaffo dopo giornate del genere. L’unico a crederci sembra sia rimasto solo Vanoli: anche lui, però, dopo cinque mesi avrà sicuramente capito che di margini non ce ne sono poi tanti. Resiste, lui, mentre l’impressione è che la squadra non veda l’ora che anche questa stagione finisca. Con buona pace dei tifosi che coraggiosamente riempiono ancora il Grande Torino sperando nel miracolo: ma quello non arriva, nemmeno a Natale.
