Tutto il Toro minuto per minuto / 5: il libro intervista di Gigi Marengo in esclusiva per Toro.it dal fallimento del Torino Calcio, al Lodo Petrucci, fino all’arrivo di Cairo: “Ecco i nostri piani. Padovano fu una scelta mia: era un grande tifoso granata. Ma c’era anche un consulente: Cravero”

Continua “Tutto il Toro minuto per minuto” il lungo ed esclusivo libro-intervista su Toro.it a Pierluigi Marengo sulla convulsa estate del 2005, coincisa con il fallimento del Torino Calcio di Cimminelli, con l’arrivo dei Lodisti e con la successiva compravendita della società, trattata da Urbano Cairo. Seguiremo passo dopo passo ogni avvenimento di quell’estate così travagliata per i tifosi del Toro. Ecco la quinta puntata: il primo piano di allestimento del Toro per la Serie B. A questa pagina potrete trovare lo schema preciso di tutte le puntate.

Come già anticipato e con lui concordato, la redazione di Toro.it riporta qui, in forma sintetica, la replica di Pierluigi Marengo alla rettifica chiesta dal Presidente Urbano Cairo sul contenuto della scorsa punta.
Visto la portata delle rettifica chiesta dal Torino FC su quanto da me detto nella scorsa puntata, rilevo con piacere che nessuna delle somme, da me analiticamente indicate nella misura di 11,3 milioni di euro ed in entrata per il Toro a partire da settembre 2005, viene  contestata, con l’ovvia conseguenza che, Cairo stesso, finalmente riconosce di aver avuto da noi il Toro con una più che considerevole dote economica e non quale scatola vuota, come sin’ora ha sempre affermato. Esaminando poi i numeri indicati da Cairo, mi corre evidenziare che avevo chiaramente indicato in 16,3 milioni la somma che noi avremmo imputato a costo, a fronte dei dichiarati in rettifica “18 milioni” da lui dati come spesi. Non vedo quindi alcuna “informazione non corrispondente al vero”. Io stesso ho dato atto nel mio scritto di una spesa sostenuta da Cairo “poco più di quella qui indicata”, ovvero i nostri 16,3 milioni di euro. In ultimo, un breve cenno sugli “impegni economici” erroneamente conteggiati da Cairo in sua rettifica due volte, prima come fidejussioni e poi come pegno bancario. Un palese e macroscopico errore ragionieristico, come ben si ricava semplicemente leggendo quanto da me scritto al riguardo, ove dette fidejussioni e relativo blocco bancario vengono indicati in 7,5 milioni, contro i sostenuti da Cairo 8 milioni. Una errata duplice indicazione di impegno economico di garanzia, quindi chiaramente non un costo, che è un leitmotive di Cairo sin dal 2005 sui costi da lui sostenuti. Una rettifica di Cairo di cui non riesco quindi a capirne il senso, ma per cui comunque ringrazio, visto che conferma in tutto e per tutto quanto da me sin’ora detto.

Passiamo alla puntata odierna: inizialmente si pensava di parlare della società; ora, invece, si parla subito della squadra. Come mai?
Letti i commenti, ho deciso di spostare la prevista puntata odierna, che sarebbe stata di riflessioni sulla società, a dopo le tre puntate operative, onde poter dare massima informazione ai lettori sul cosa si fece concretamente quell’estate. Ciò, magari, eviterà a qualcuno di scrivere commenti senza conoscere il reale avvenuto. Inoltre, sempre visti i commenti, ci tengo a rimarcare che mai ho dato per esistenti delle cordate per il Toro nell’agosto 2005. Mi sono limitato a scrivere di aver avuto indicazione di un possibile interesse del Comm. Pellegrini e di un gruppo canadese, con cui avrei iniziato ad interloquire solo a partire da settembre. Nulla di più.

Alcuni commenti sul pezzo della scorsa settimana hanno ripreso frasi del 2005, ovvero che non avevate una squadra da mettere in campo e che, senza l’arrivo di Urbano Cairo, il vostro Toro sarebbe certamente retrocesso in C.
A chi afferma ciò ancor oggi e prendo, uno per tutti, il commento integrale di @duca23: “…ma ricordo che questi non avevano nemmeno i palloni e le maglie per fare l’allenamento, la rosa era formata pressochè da giocatori svincolati, affidata a Stringara come allenatore e Padovano come direttore sportivo (abbiamo visto poi un anno dopo che fine ha fatto) senza parlare di questo Giovannone… per cui non avrebbero avuto nessuna possibilità di continuare questa avventura, tanto meno di iscriversi al campionato”, rispondo: @ducA23, son certo che come me sei un tifosissimo granata, ma, prima di riportare delle affermazioni lesive verso chi ha sputato sangue quell’estate, documentati e, poi, non indicarci più con la parola “questi”, buttata lì come se fossimo dei soggetti strati e sconosciuti, abbiamo dei nomi e, noi, non li abbiamo mai nascosti. E non serve ascoltare le due “campane”, puoi documentarti anche senza sentire né l’una né l’altra “campana”, semplicemente andando a leggere ciò che è scritto ovunque. Il mantra di Cairo di aver fatto tutto lui, caro @duca23, è ciò che più ci diede fastidio. Nulla odio maggiormente dell’attribuirsi meriti altrui, disconoscendo chi ha realmente svolto il lavoro. Che la squadra l’avessimo allestita in larga misura noi non sono io a dirlo, lo dicono i fatti nudi e crudi. Non è un fatto di “campane”, lo si ricava persino da Wikipedia, semplicemente leggendo la pagina Torino 2005/2006 con i riquadri della sessione estiva di mercato ed i calciatori contrattualizzati da noi e quelli contrattualizzati da Cairo. In ultimo, tanto per la precisione, l’iscrizione al campionato non solo avvenne, ma porta la mia firma…
La nostra squadra, da metà luglio a metà agosto, era cresciuta bene, sia come copertura di ruoli che come tipologia di giocatori. I presupposti per arrivare ad importanti risultati sul campo c’erano. La forza economica a disposizione, anche qualora nessuno fosse arrivato a sostenerci o sostituirci, ci garantiva di poter fare un buon campionato, senza ricorrere ai debiti ed onorando premi e stipendi dovuti ai giocatori, come meglio ho indicato la scorsa settimana. E lo sapevano per primi i giocatori, che, nel sottoscrivere i contratti, posero molta attenzione ai premi per il raggiungimento dei play-off e per la promozione in serie A. Una serie A che sarebbe stata la ciliegiona sull’intera operazione di salvataggio di un Toro che era morto e sparito. E quella ciliegiona, rappresentata dalla promozione in serie A avvenuta sotto la presidenza di Urbano Cairo nel 2006, fu in larga misura conquistata da quei giocatori che noi avevamo acquisito o avvicinato al Toro e che ne divennero la spina dorsale per l’intero Campionato.

Da quanto emerge, sembra lei a rivendicare di aver costruito di fatto il nuovo Torino. Cairo parlò di una maxi operazione in quindici giorni.
Assolutamente sì. Il 17 agosto 2005, allorché arrivò Urbano Cairo, il nostro Toro aveva già sottoscritto i contratti con Oscar Brevi, Diaw Doudou, Andrea Ardito, Luigi Martinelli, Luca Ungari, Martin Lejsal, Angelo Pagotto, Alberto Fontana, Ronaldo Vanin, Alessandro Campo, Andrea Gentile, Carlos Marinelli, Vedin Music, Carlo Nervo, Tommaso Vailatti, Liborio Bongiovanni, Claudio De Sousa, per un totale di 17 giocatori. Sempre in quella data, vi erano già sul mio tavolo e solo da firmare i contratti di Roberto Stellone ed Ezio Brevi. In procinto di definizione vi era poi, e ciò grazie a Luca Giovannone, il prestito gratuito di Roberto Muzzi dalla Lazio… i suoi rapporti romani servirono quindi anche al Toro di Cairo. Una squadra praticamente fatta, con 3 portieri, 6 difensori, 7 centrocampisti e 4 attaccanti, a cui si sarebbero aggiunti ulteriori 4 giocatori, due difensori e due centrocampisti, prima dell’inizio del campionato. Tra i difensori stavamo scrutando Nicola, anche in ragione del suo essere conterraneo di Gianni Bellino.
Una squadra che fu costruita in meno di 1 mese, ma da noi, non da Cairo. Lo attestano i contratti da noi sottoscritti (17), lo attestano i giornali dell’epoca, ove ben prima dell’arrivo di Cairo fu data notizia di Stellone centravanti del nuovo Toro. Lo attestano i tifosi che ci contestarono a fine agosto sotto il palazzo del Comune, urlando di non volere gli scarti della Lazio con riferimento al prestito di Muzzi, concesso da Lotito al Toro grazie all’intercessione di Giovannone. E, permettimi, per la B era una signora squadra, con vari giocatori di categoria superiore, di cui due, Nervo e Muzzi, con sin’anche presenze in Nazionale.
La nostra rosa di giocatori formò infatti l’ossatura portante della squadra promossa in A sotto la gestione Cairo, con Oscar Brevi indimenticabile capitano, Andrea Ardito insostituibile gladiatore del centrocampo e Roberto Muzzi con Roberto Stellone arieti d’area. Giocatori che, sotto la guida di Gianni De Biasi, fecero i principali minutaggi di campionato. Con ben 10 dei nostri giocatori presenti anche l’anno successivo nel Toro di serie A.
Cairo, arrivando al Toro, si limitò ad acquisire 7 giocatori: Taibi, Balestri, Nicola, Rosina, Longo, Orfei ed Edusei, nonché a firmare il contratto di Stellone, già sulla mia scrivania, ed il prestito di Muzzi, già definito da Giovannone, sostituendo, con queste nuove acquisizioni, Nervo, Ezio Brevi, Marinelli e Lejsal. Ciò che ancor oggi non mi spiego è stata la mancata conferma di Carlos Marinelli, Ezio Brevi (il fratello di Oscar), e Carlo Nervo, ceduti il primo al Braga in Portogallo, il secondo al Catania ed il terzo al Catanzaro; tre giocatori da serie A che molto avrebbero potuto dare in B.
Una squadra non certo allestita da quei dilettanti allo sbaraglio come amava ed ama tuttora definirci Cairo, appropriandosi contestualmente del nostro lavoro. La nostra fu la squadra che permise a Gramellini di scrivere: “Cairo ha avuto la sfortuna di vincere subito e di credersi quindi un fenomeno.”, omettendo però di dire che, se vinse subito, lo fece anche e molto grazie al nostro lavoro estivo. Questa è l’unica verità dei fatti; chi afferma il contrario lavora di fantasia o sa di mentire, visto che averne cognizione non è neppure difficile, i dati sono reperibili persino su Wikipedia.

L’ossatura della squadra pare quindi già ben definita: come operaste?
Una squadra si costruisce con precisi criteri nella scelta dei giocatori. Noi cercammo solo giocatori capaci, per fatto umano e caratteriale, di interpretare lo spirito Toro e facemmo nostro l’insegnamento del grande Paròn Rocco, che amava dire: non voglio giocatori, voglio uomini che giocano a pallone. Su questa base costruimmo l’ossatura della squadra: Oscar Brevi, vera anima Toro a dirigere la difesa; Andrea Ardito, un combattente mai domo a fare da cerniera tra difesa e centrocampo; Ezio Brevi e Carlo Nervo ad operare sul centrocampo, il primo un vero operario del pallone, grande incontrista e votato al pressing, il secondo raffinato palleggiatore, capace di svariare in fascia con notevole fiuto per il goal; davanti Muzzi e Stellone, giocatori cui non mancava fisicità e tecnica, unita a passione e grinta. Cinque giocatori su cui poggiava l’impianto, cinque giocatori di categoria superiore.
Definita su di loro l’ossatura della squadra, finimmo il lavoro accostandogli gli altri giocatori, sempre però nella filosofia di mettere in campo gente da Toro. Ed allora Doudou, Martinelli ed Ungari a completare la difesa con capitan Brevi; Music, Gentile, Vailatti e Marinelli ad affiancare Nervo ed Ezio Brevi sul centrocampo ed Ardito in mediana; De Sousa pronto a sostituire, al caso, Muzzi e Stellone nell’area avversaria. Con i giovani Campo, Bongiovanni e Vanin ad apprendere il mestiere domenica dopo domenica.
Una rosa al momento dell’arrivo di Cairo forte di 20 giocatori, che, come detto, avremmo arricchito entro la prima di Campionato con altri quattro ragazzi. Una rosa che, su difesa ed attacco, fu in larga misura quella artefice della promozione in serie A, mentre a centrocampo venne snaturata, con la cessione di Nervo e la non contrattualizzazione di Ezio Brevi, rispettivamente sostituiti da Edusei e Fantini, mantenendo però Music (25 presenze) e Vailatti (13 presenze) quali giocatori di significativo riferimento. In porta puntammo su un giovane di belle speranze, Martin Lejsal, portiere della nazionale ceca under 21 ed emerso alla grande l’anno precedente in serie B nel Venezia, ma fermo sino a gennaio per squalifica; a lui affiancammo l’autentico cuore granata Jimmy Fontana ed Angelo Pagotto, un portiere non più giovane che avrebbe svolto il ruolo di secondo di Fontana, sino al rientro in campo di Lejsal dopo la squalifica. Cairo cedette Lejsal alla Reggina, portando titolare Taibi, con Pagotto secondo e Fontana terzo portiere.

Lei e Rodda, però, eravate alle prime armi: riuscire a completare un’operazione del genere in meno di 30 giorni sembra già molto difficile anche per un direttore sportivo già navigato. Come ci riusciste?
Ad essere sinceri, il merito non fu nostro. Noi ci limitammo a chiedere esclusivamente giocatori con lo spirito da Toro, il resto fu opera di Michele Padovano, il nostro uomo calcio, colui a cui avevamo delegato la costruzione della squadra. E Michele si dimostrò capace, in quel ruolo, ben oltre le nostre aspettative. Rodda ed io eravamo quotidianamente sconvolti dalla facilità con cui Padovano riusciva a contrattualizzare giocatori per una società ancora in embrione, senza quindi garanzie certe per loro. Eppure, di giorno in giorno vedevamo la rosa arricchirsi di nuovi arrivi, di arrivi di calciatori di serie A che accettavano di firmare per il nostro Toro in serie B. Avendolo visto all’opera, penso che Michele Padovano, se non avesse avuto i problemi poi avuti, sarebbe divenuto uno dei più grandi direttori sportivi italiani. Per il nostro Toro si dimostrò bravissimo, sul resto non sta a me giudicarlo. Il suo lavoro lo sapeva veramente fare e lo fece.

Ex giocatore della Juventus, personaggio poi finito sotto i riflettori per ben altri e gravi problemi, come mai proprio Padovano?
La scelta di Padovano fu esclusivamente mia. Ci eravamo conosciuti nel 2002, quando, per conto di un imprenditore napoletano, stava valutando l’acquisto del Toro da Cimminelli. Essendo io, all’epoca, fortemente esposto nelle battaglie per il Fila, mi contattò. Ricordo che pranzammo insieme al Ristorante Solferino, disquisendo sul debito del Toro. A ciò fece seguito un pranzo al Gallia di Milano con l’imprenditore con cui collaborava. Il tutto si risolse però in un nulla; le passività del Toro di Cimminelli impedirono un prosieguo dell’operazione. Tre anni dopo, avendo a questo punto il Toro in mano e da ricostruire, lo contattai. Pranzammo insieme due o tre volte alla Cannottieri Armida e trovammo l’intesa. Ciò che mi piacque di più in lui fu la determinazione e la voglia di emergere. Era uno che dimostrava di aver fame, uno da Toro. Il resto fu mera scommessa, una scommessa che, visti i giocatori contrattualizzati, risultò vincente. Concludo poi con una dovuta precisazione: Michele Padovano è tifosissimo granata. Vero che giocò nella gobba, ma la sua fede è sempre stata granata, tant’è che, da giovanissimo, mosse i primi passi nel Toro, per poi passare all’Asti, all’epoca una sorta di succursale. Non solo; durante una conferenza stampa dei gobbi si dichiarò tifoso granata, affermazione che lo rese sempre inviso ai tifosi del settore calcio Fiat. Fu così che entrò nel nostro progetto del 2005, un gobbo non l’avremmo preso.

Secondo alcune fonti, non fu solo Padovano a operare, ma anche un consulente. Conferma?
È vero. Quasi ogni giorno mi sentivo telefonicamente con Roberto Cravero. Un mio idolo in campo ed una persona che reputo grande conoscitore del mondo del calcio, con cui avevo un buon rapporto personale. Su ogni operazione prospettataci da Padovano mi confrontavo con lui, o, meglio, chiedevo il suo parere. Solo Rodda era al corrente delle nostre telefonate, telefonate che mi servivano per aver conferma sui giocatori trattati e sugli stipendi eventualmente riconoscibili a loro. Roberto fu, in quei frangenti, una risorsa fondamentale. Un vero cuore granata che si mise a mia disposizione, senza nulla chiedere e al solo fine di aiutare a costruire un Toro che fosse Toro non solo nel nome. Gli devo molto. Se poi, come detto da Cairo ai giornali, Cravero fu suo ospite ad un pranzo proprio in quei giorni, ciò nulla toglie al mio positivo giudizio su di lui. Visto che era Cairo il predestinato alla presidenza, ben ha fatto nel cercare di consigliarlo, erano consigli per il Toro.

Ma perché quindi Padovano, e non direttamente Cravero?
In quel periodo Cravero non poteva ricoprire il ruolo di direttore sportivo. Sarebbe però stato una pedina fondamentale nella nostra società a partire dal 2006. All’epoca pensavamo a lui come futuro direttore generale dell’area sport. Se vogliamo fare un parallelo, un mix tra il ruolo che svolge Franco Baresi nel Milan e quello svolto da Nedved tra i gobbi. 

E sull’organizzazione della squadra?
Ci sono molti temi da sviluppare, in particolare quelli legati agli ex giocatori del Torino di Cimminelli. Ma per quelli, rimandiamo alla prossima puntata.

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rimbaud
rimbaud
5 anni fa

Quella era una grande squadra, con un anima e un cuore da Toro , come mai ne ho più viste sotto Cairo. Per questo, seppure sicuramente Cairo portò giocatori di prestigio come Rosina taibi e Fantini non fatico a credere che le fondamenta furono gettate da chi il Toro ce… Leggi il resto »

carlo (Tifoso del Toro, quello che si chiamava Toro: non l'ex Toro di oggi, inneggiato dalla Redazione di poliestere di Agnelli & Cairo)
carlo (Tifoso del Toro, quello che si chiamava Toro: non l'ex Toro di oggi, inneggiato dalla Redazione di poliestere di Agnelli & Cairo)
5 anni fa

roberto: è vero quello striscione? di quand’è? me lo sono perso!

jeremy69
5 anni fa

Ho 4 domande per granatadentro:
1) la tua strenua difesa di Cairo è volontariato o sei regolarmente stipendiato?
2) nel caso tu fossi stipendiato, la paga è interessante?
3) nel caso fosse interessante, sai se assumono ancora?
4) nel caso assumessero ancora, sai dove posso presentare domanda?
Grazie anticipatamente.

carlo (Tifoso del Toro, quello che si chiamava Toro: non l'ex Toro di oggi, inneggiato dalla Redazione di poliestere di Agnelli & Cairo)
carlo (Tifoso del Toro, quello che si chiamava Toro: non l'ex Toro di oggi, inneggiato dalla Redazione di poliestere di Agnelli & Cairo)
5 anni fa
Reply to  jeremy69

grande jeremy!
ma lo dico anche a te, dentro, su “Noi granata” sono tutti cairoti: perché non andate a scrivere lì! ma non vi troverete mille volte meglio?

GranataDentro
5 anni fa

mi piace quel sito ma per ora sono 4 gatti ma non escludo che possa andare anche là. ahahah mi sdoppio contento?

GranataDentro
5 anni fa
Reply to  jeremy69

1) la mia difesa per cairo è puro volontariato, pensa non prendo nulla per difendere un emerito bugiardo patentato. sarò bischero? Almeno su questo motivo accetto i tuoi insulti, li merito tutti. 2) 3) 4) per i motivi di cui sopra, non saprei risponderti. tornando ala 1) io non difendo… Leggi il resto »

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