Ngonge, arrivato in granata per alzare il livello, non ha reso come ci si aspettava e adesso starà a Baroni scegliere come motivarlo
Dopo un inizio di campionato convincente e che faceva ben sperare, Cyril Ngonge ha man mano perso quella qualità che si era vista nelle prime apparizioni con la maglia granata. Il giocatore belga, arrivato in prestito con diritto di riscatto dal Napoli è da sempre un pupillo di Marco Baroni (spesso è stato sollecitato dal tecnico a dare di più e a Parma aveva risposto presente), che l’ha fatto sbocciare in Serie A con la maglia dell’Hellas Verona. Quest’anno Ngonge è stato chianato ad alzare il tasso tecnico e qualitativo della squadra granata, ma i risultati si sono intravisti solo nelle prime partite. Per lui 11 presenze di cui 8 da titolare in questo avvio di stagione, con un solo gol e un assist (a Simeone nella vittoria contro la Roma).
Giocate sterili e poca concretezza
La qualità di Ngonge non è certamente messa in discussione, in quasi ogni partita ha sfornato alcune giocate veramente impressionanti, giocate che però non hanno portato a nulla di concreto. Proprio questo è mancato al belga, la concretezza, il sapere fare le scelte giuste nel momento corretto. Ripensando alla partita di lunedì sera contro il Como, almeno nel primo tempo Ngonge ha guidato alcune importanti ripartenze granata, mandando però tutto all’aria negli ultimi metri, in cui non è quasi mai riuscito a crearsi lo spazio per liberare il suo mancino. Insomma, parecchie giocate complicate, ma molti errori banali, verrebbe da dire “tanto fumo, ma niente arrosto”.
Con il Lecce è chiamato a rispondere
Godendo della piena fiducia del tecnico Baroni, ci si aspetta ancora di vederlo in campo contro il Lecce, ma contro i giallorossi servirà una grande prova di carattere e qualità del numero 26 granata. Che sia questa la chance definitiva per Ngonge? Con uno Zapata in crescita e un Aboukhlal che scalpita per ritagliarsi il suo spazio, Ngonge dovrà tirare fuori la sua miglior versione in Salento.
