Sirigu è già decisivo: Toro, in porta sei da Europa

Il derby ha confermato le buone impressioni di inizio stagione: Sirigu è leader della retroguardia, ma i suoi miracoli non possono bastare

Si accettano miracoli. Questa volta, però, non è il titolo di un film. Questo è calcio, e, ancor più nel particolare, questo è Toro. Non è facile trovare delle note liete nella brutta notte da derby che il Torino ha vissuto sabato scorso all’Allianz Stadium. Una è Lyanco, una giovane promessa pronta a ritagliarsi davvero uno spazio importante nel campionato. L’altra è Sirigu. Gioventù ed esperienza al servizio della squadra; spensieratezza e consapevolezza; ma, in totale, tanta concretezza. Ed è davvero singolare che in una gara persa 4-0 a essere elogiati siano due uomini di difesa, ma questo ancora di più dimostra come non sempre i numeri contino e, meglio, come non sempre sia di un singolo reparto (o di un singolo uomo) da attribuire la causa di una sconfitta così pesante.

Anzi, Lyanco e Sirigu brillano. Entrambi dovevano in qualche modo confermarsi. E, in verità, l’esame più duro era proprio per il portiere. A Benevento aveva già dato segnali non da poco: è tornato in Italia non di certo per svernare, ma per riconquistare la Nazionale. Tuttavia, affrontare, con tutto rispetto, Ciciretti non è la stessa cosa di Dybala, e se è possibile, Sirigu ha fatto anche meglio rispetto alla trasferta campana. D’altra parte, all’ex Palermo è stato tirato da tutte le parti e in tutti i modi: se il Toro è riuscito a evitare un passivo molto più pesante (e ancora più svilente) lo deve al suo portierone, che vive fuori dai riflettori ma che in campo ha dimostrato di essere da Europa.

Quell’Europa che il Toro vuole conquistare a fine campionato passerà inevitabilmente anche dalle manone di Sirigu, che, di fatto, il suo esame l’ha già superato. Ora tocca agli altri, e a lui continuare così. Si accettano miracoli.