Come sfrondare la rosa in un attimo e senza colpo ferire. Stasera, allo scoccare della mezzanotte, finisce anche formalmente l’avventura granata di due portieri, un difensore, un centrocampista e un attaccante. Cinque addii in un colpo solo, se ne vanno gli estremi difensori Castellazzi e Ichazo, il terzino Masiello (Molinaro ha appena rinnovato), il mediano Basha e, soprattutto, Barreto, che a differenza di tutti gli altri aveva un’opzione per il rinnovo che, però, non verrà esercitata.

 

L’attaccante brasiliano è l’addio più significativo, soprattutto in considerazione della situazione di Castellazzi, che dovrebbe rinnovare di un anno e diventare così il primo quarantenne della storia granata, di Ichazo che il Toro già ieri ha lasciato andare, di un Masiello che è pesato nell’ultima stagione come una piuma, e di un Basha che si è appena rimesso in pista dopo l’intervento al piede di un anno fa. Su Barreto, invece, il Toro ha fatto tanto affidamento; e ancor più ci aveva scommesso Giampiero Ventura che un anno fa, a Brunico, disse senza tanti peli sulla lingua: “Il bomber brasiliano è sulla strada per tornare il Barreto di Bari: se sente la fiducia attorno a lui può fare molto bene”.

 

In realtà, poi, le cose hanno preso una piega completamente diversa: il Barreto di Bari a Torino non si è mai visto e l’ultima stagione è stata una vera e propria via crucis, soprattutto per la società, che si è ritrovata a pagare uno stipendio a vuoto (e che stipendio, visto che Barreto percepiva circa settecento mila euro netti) senza poterne fare affidamento in campo e vedendo crollare il valore di mercato del giocatore. Il risultato numerico della stagione di Barreto è sconfortante: tre minuti disputati in serie A, nel finale di gara nella sconfitta di Roma contro la Lazio, che si aggiungono alle due presenze dal sapore di amichevole contro i “ragazzi di Bromma”, due gettoni contro lo Spalato e i tredici minuti finali in casa contro l’Helsinki. Totale: sei partite e 278 minuti.

 

Un acquisto che ha negativamente lasciato il segno, a differenza di Basha che, dopo quattro anni (di cui tre davvero intensi), saluta Torino, sperando che non sia un addio. Un arrivederci, piuttosto, a una piazza che si terrà nel cuore. E che ha saputo apprezzarlo molto, per la grinta e la simpatia, che lo porteranno a essere un ottimo uomo spogliatoio anche in altre squadre. Senza mai dimenticare, però quella granata.

 


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