Danilo Barbosa Da Silva o più semplicemente Danilo, è senza ombra di dubbio uno dei centrocampisti più forti e completi della nuova generazione di talenti verdeoro nati dopo il 1995 e destinati a far parlare di loro negli anni a venire.

Nato a Simoes Filho, nello stato di Bahia, il 28 febbraio del 1996, cresciuto nelle giovanili del Gremio di Porto Alegre, è poi passato al Vasco da Gama, società con la quale si è messo in evidenza prima nelle rappresentative giovanili brasiliane e poi soprattutto con la prestigiosa vetrina del torneo internazionale di Tolone del 2013.
Attraverso questo da sempre importantissimo palcoscenico è riuscito a farsi conoscere ed apprezzare anche dal pubblico europeo, attirando su di sè le attenzioni di diversi club prestigiosi, soprattutto della Premier League.
Dopo l’esordio in prima squadra con il Vasco, arriva per lui all’inizio della passata stagione la chiamata dei portoghesi dello Sporting Braga, che, nonostante la giovanissima età, puntano forte sul ragazzo dandogli immediatamente la possibilità di mettersi in mostra con continuità nella Superliga, il massimo campionato lusitano.

Ventotto presenze complessive fra campionato e coppa, due reti ed altrettanti assist: non male per un diciottenne che si affaccia per la prima volta ai più alti livelli in un campionato di una certa caratura nel vecchio continente.
Numeri che diventano ancora più importanti  se si pensa che di professione fa quello che una volta si sarebbe chiamato il “centromediano”, il ragionatore davanti ai due centrali di difesa.
Si perchè Danilo, in origine era un “volante” sudamericano classico, uno di quei giocatori che se piazzati davanti alla difesa sanno impostare e far girare il pallone smistandolo con abilità, ma allo stesso tempo hanno enormi capacità di inserimento, in grado insomma di prendere palla davanti alla propria area di rigore per poi ribaltare l’azione e raggiungere quella avversaria.
Tecnica, visione di gioco, grande abilità nel giostrare palla al piede…entrambi i piedi, visto che per lui è indifferente calciare di destro o di sinistro.
Molto ben strutturato fisicamente (183 centimetri per 75 kg di peso), grande forza atletica, grandissima dinamicità, si trova a meraviglia nel 4-2-3-1, ma con le nazionali giovanili del suo paese ha fatto eccellente figura anche in un centrocampo a 3.
Questa posizione lo ha sicuramente portato a risultare spesso decisamente più incisivo nella proposizione al tiro dalla media distanza, ma è nella sua indiscutibile abilità di gestire il pallone e di farlo girare nella fase difensiva che risiede il suo vero talento.

Ai recenti mondiali Under 20 in Nuova Zelanda ha trascinato, da capitano, i suoi sino alla sfortunata finale persa ai tempi supplementari contro la Serbia, ed è stato premiato dalla Fifa con l’Adidas Silver Ball.
Dopo soli 6 mesi con la maglia biancorossa del Braga aveva già attirato su di se gli sguardi di molti top club europei, tanto da far salire nel mercato di gennaio la sua valutazione intorno agli 8 milioni di euro, cifra ritenuta comunque troppo alta
dai possibili acquirenti.
Forse però, era proprio quello che auspicavano i dirigenti portoghesi, desiderosi di trattenere il giocatore almeno fino al termine della stagione per poi rinegoziarne la cessione a bocce ferme con i club interessati.
Il suo contratto scade nel 2019 e lo stipendio, che sicuramente andrà adeguato a brevissimo, è ampiamente nei parametri del campionato italiano.
A chi può servire? A chi abbisogna di un uomo d’ordine a centrocampo, un giocatore svelto di testa quanto di piede, ma più in generale ad una qualunque società che voglia fare un investimento: spendendo una cifra tutto sommato discretamente modesta oggi, ci si potrebbe ritrovare per le mani un futuro top player da 20-30 milioni di euro.

 


Bjarnason firma con il Basilea, è ufficiale

Carbonero, il Toro ci prova: prestito con diritto di riscatto