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vederlo accolto da quelli del Grande Torino e, dietro di loro, da tutto il popolo granata che se n’è andato prima di lui: atleti, dirigenti, tifosi, appassionati.
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immaginare non abbia sofferto, che la morte se lo sia preso in un soffio, proprio come in un lampo rapì quell’intera squadra leggendaria.
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sapere che ci ha lasciati in un luogo che era suo, dove il suo cuore era leggero, accanto ai ragazzi, tanti ragazzi, e non altrove.
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dirgli grazie, con la voce che trema, per tutto quello che ci ha donato e a me, in particolare, ha saputo dare ogni volta che ci si incontrava per la nostra passionaccia granata.
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ricordarlo per le sempre vibranti parole, di monito, se il caso persino di rimbrotto, ma sempre colme di fiduciosa speranza, che pronunciava ogni anno a Superga. Parole che a volte tagliavano l’aria, nella basilica silente, tanto a tratti erano rigide, severe.
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sentire in questo momento il profondo affetto che il mondo del Toro sta manifestando, con l’incredulità che sovrana aleggia su tutto: ma come è possibile, continuiamo a chiederci.
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poterlo salutare con tutta la stima e l’affetto che mi ha legato alla sua presenza in tanti anni granata, in particolar modo questi ultimi tanto sofferti per la mia famiglia.
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credere che il suo esempio, il suo messaggio di pace e amore, possa continuare a tenerci insieme, noi del Toro, come lui sapeva fare in ogni momento, àncora di salvezza in mille e una occasione. Aldo, non vale tanto, ma alle molte che riceverai accogli anche la mia preghiera, ciao e salutameli tutti.