Due filosofie di calcio differenti, se non opposte si sfideranno domenica a Torino. Da una parte Giampiero Ventura, il più longevo allenatore della serie A, dall’altra un Paulo Sousa alla sua prima esperienza su una panchina italiana. L’incontro non ha precedenti tra i due coach, nemmeno in quel campionato 1998-1999 in cui il tecnico granata guidava il Cagliari e l’ex centrocampista, ancora in attività come calciatore, rinforzava le file dell’Inter.

 

Sarà quindi una novità, in cui in competizione non sono solo due squadre, ma due generazioni calcistiche ben lontane l’una dall’altra, di una delle quali Ventura sembra essere uno dei pochi abbastanza savi da rimanere superstite e vicente ad alti livelli. Infatti l’idea di gioco del 67enne genovese, plasmata durante l’era del catenaccio è improntata sul ruolo basilare del settore difensivo in cui però (e qui sta la rivoluzione e la ragione d’essere nel calcio moderno) non sono le ripartenze a creare le principali  occasioni da gol, ma il fraseggio finalizzato a trovare spazi laterali ed innescare le giocate sulle fasce. Dissimile invece la concezione del tecnico della Fiorentina, che, forte delle molte esperienze estere -in sette anni è stato tecnico di altrettanti club- da forma ad un “calcio new age” in cui la fase difensiva e offensiva si mischiano, in particolare non è la difesa come reparto unico ad arginare le giocate offensive degli avversari, ma concorrono diversi elementi: una squadra corta per non lasciare spazi, ripartenze veloci che alternate ad un palleggio verticalizzato non lasciano il tempo di tessere trame d’attacco ai rivali, grazie anche ad un ritmo di gioco incalzante in cui è il centrocampo a dettarne le tempistiche.

 

Sarà quindi questo uno scontro tra due ideologie tattiche di cui Ventura non è nuovo e, a cui il tecnico ha già dimostrato di saper tener testa senza nulla togliere alla sua impronta tecnica.


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