Il borsino granata è un po’ come la Borsa, i titoli sono rappresentati dai calciatori le cui quotazioni salgono e scendono di partita in partita in base al rendimento, allo stato di forma, alle eventuali squalifiche che ne pregiudicano l’impiego nel turno successivo. A differenza delle pagelle, quindi, il borsino non guarda esclusivamente alla prestazione di giornata ma valuta complessivamente il periodo dei calciatori impiegati utilizzando come parametro la partita disputata ma nel contesto di un arco temporale più ampio. 

 

Tre indizi fanno una prova. Per la terza volta consecutiva in altrettante gare ufficiali il Toro deve incassare lo schiaffone a freddo prima di destarsi e reagire con la dovuta calma ma infliggendo un uno-due da KO in pochi minuti. La differenza sostanziale è che stavolta di fronte non c’era una squadra abbordabile ma una Fiorentina in splendida forma che aveva maramaldeggiato per tutto agosto battendo squadroni come Barcellona, Benfica e Chelsea e il Milan alla prima giornata di campionato. Per cui la rimonta era ben meno prevedibile anche alla luce di un primo round disarmante.

Nel corso del primo tempo e della prima mezzora in particolare, infatti, in campo c’erano solo giocatori viola che imperversavano a tutto campo con i granata imbelli che non riuscivano a tener palla per più di due passaggi. La partita sembrava a senso unico e nulla lasciava presagire una rimonta anche stavolta.

Dopo un finale di tempo comunque in crescendo, ecco materializzarsi nella ripresa la metamorfosi granata, ecco che viene fuori l’altra faccia di questo Toro, quella dura di due ragazzacci esperti come Moretti e Quagliarella e quella imberbe di Baselli che quando meno te lo aspetti cala il jolly.

E proprio questa la forza del Torino di quest’anno: un mix esplosivo di giocatori giovani che possono crescere accanto a colleghi esperti, un po’ com’era negli anni d’oro (’70-’80). Un miscela preparata dai tre artefici del rinascimento granata, Ventura – Petrachi – Cairo il quale dopo dieci anni (auguri!) alla guida della Società sta raccogliendo i frutti del suo impegno (non si dimentichi il recente scudetto Primavera che sancisce la bontà delle scelte politiche societarie).

Le prospettive sembrano rosee ed ora la sosta servirà per l’inserimento degli ultimi arrivati, in particolare Belotti e Prcic, e per godersi un primato a punteggio pieno con i cugini fermi a quota zero in fondo alla classifica. E non è certo roba da buttare.

 

CHI SALE:

MORETTI      nella sua zona di competenza gli attaccanti viola sfondano raramente, argina Ilicic e il subentrato Rebic in più di una circostanza. Ma il merito più grande è quello di realizzare un gol difficile in acrobazia che carica il Toro ferito da Alonso.

AVELAR         l’ex Cagliari si conferma molto attivo sulla sua corsia e anche stoico dopo la botta presa nello scontro con Kalinic sull’episodio del rigore – non rigore. Dal suo mancino spiovono in area avversaria cross sempre interessanti.

QUAGLIARELLA       in splendida forma. Un’altra prova (la numero 300 in serie A) da serio professionista ed un altro gol (il novantesimo) pesante. Stavolta è più finalizzatore che suggeritore e dal suo piede e dalla sua testa partono le insidie maggiori per Tatarusanu.

BASELLI        dopo due partite da protagonista e un primo tempo nel quale non è riuscito ad opporre resistenza agli avversari, sembrava destinato ad un ritorno tra gli umani. Invece, ancora una volta, in un attimo accende la lampadina e fulmina con una prodezza le speranze viola.

VIVES         difetta in impostazione ma ha il merito di essere il più continuo del centrocampo granata. Anche nella prima frazione, infatti, è l’unico che oppone una resistenza valida agli ospiti. Ventura lo preferisce a Gazzi e non delude.

MAKSIMOVIC     meglio rispetto alla partita d’esordio. Sebbene soffra come tutti i compagni l’autorevolezza e la tecnica dei gigliati per tutto il primo tempo e sia assente ingiustificato sull’azione del gol di Alonso, si riprende con buoni interventi nella ripresa. Deve aggiustare la mira in area avversaria però.

PADELLI       fa il possibile sul gol respingendo il colpo di testa ravvicinato di Kalinic ed è sfortunato che la sua ribattuta finisca sui piedi del più lesto Alonso. In generale non demerita ed ha il morale rinfrancato dalla fresca convocazione azzurra.

MAXI LOPEZ       il suo ingresso non è affatto banale, ha l’effetto di suonare la carica e risvegliare la squadra. Dapprima un intervento sullo spagnolo Alonso che aveva irriso la Maratona e che Tagliavento non perdona, poi movimento e palloni difesi con destrezza. Ed a beneficiarne è soprattutto Quagliarella.

 

STABILI:

BRUNO PERES          l’emblema della doppia velocità granata: un primo tempo choc con errori in fase difensiva (vedi anche gol) e mai propositivo, un secondo tempo in cui aziona il turbo, dribbla, apre il gioco e serve una assist capolavoro a Quagliarella per il sorpasso.

GLIK           ancora lontano dai suoi livelli ma comprensibilmente data la sua stazza fisica. In grande difficoltà su Kalinic che non riesce a contrastare nemmeno nella sua specialità, il gioco aereo. Per ora ci si accontenta di qualche pezza alternata a svarioni, la condizione arriverà.

MARTINEZ            a voler essere pignoli fa un passo indietro rispetto ai minuti in cui aveva ben impressionato nella partita inaugurale a Frosinone. Ma c’è da considerare la forza degli avversari e la sostituzione dopo un’ora non vale come una bocciatura.

ACQUAH          in campo negli ultimi venti minuti in cui si concretizza la rimonta sulla quale non incide direttamente (da una sua iniziativa nasce comunque il corner del pari) ma conferisce maggiore sostanza a centrocampo facendo meglio di Benassi.

 

CHI SCENDE:

BENASSI           prestazione sottotono dell’under 21 che fatica non poco a ripartire proponendosi come di consuetudine ed a contenere i centrocampisti avversari abili nel palleggio. La sosta probabilmente arriva nel periodo propizio.


Toro, quale acquisto vi soddisfa di più?

Zamparini: “Al derby della Mole tifo Dybala, non Belotti”