Sfatato in parte il tabù lunch match, ecco che al lanciatissimo Torino edizione 2015-16 risulta indigesto il turno infrasettimanale. Il palcoscenico è sempre il Bentegodi di Verona ma al cospetto di un Chievo in stato di grazia i granata incappano in una partitaccia che ne frena gli ardori e obbliga a riflettere. In un colpo solo Glik e compagni perdono partita, imbattibilità, gioco, prolificità e si giocano pure un pizzico di credibilità al primo importante crocevia della stagione (il significato di una vittoria sarebbe stato straordinariamente importante). Invece di fame di vittoria nemmeno l’ombra, troppi passaggi sbagliati, nessun accenno di reazione, nemmeno dopo aver preso la sberla (come invece era successo sempre finora), nessun cambio di ritmo e una sensazione quasi di impotenza che, se prima rappresentava la regola, raramente si era vista negli anni venturiani. Andare a ricercarne le cause potrebbe apparire quasi come un voler aprire un processo ad una squadra alla quale finora non si può imputare nulla e che dopo oltre vent’anni ha eguagliato un avvio di stagione positivo che non si vedeva dai tempi di Mondonico. Tuttavia alcune considerazioni vanno fatte, alcuni dubbi vanno avanzati: intanto la scelta di giocare con gli stessi uomini impiegati (e magari a corto di energie) contro la Samp con l’unica eccezione di Martinez che spesso è andato a pestare i piedi ad uno stremato Quagliarella sembrava già dall’inizio quantomeno discutibile. In secondo luogo va fatta un’analisi oggettiva sui meriti degli avversari che sono bravi a chiudersi e a non lasciare spazi per la manovra tanto che spesso i granata sono rimasti imbottigliati nel traffico e nei tanti divieti piazzati dai clivensi. Probabilmente proprio per questo però si sarebbe dovuto pensare a soluzioni diverse perché non si poteva speculare per tutta la partita sulla ricerca di un episodio fortunato o al più sperare che non ve ne fosse uno sfortunato per riuscire a portare a casa un punto, che sarebbe comunque stato positivo a patto che fosse arrivato al termine di una buona partita o di una buona capacità di reagire e leggere meglio le situazioni.

 

STABILI:

MOLINARO per generosità, spirito di sacrificio e utilità soprattutto in difesa dove si disimpegna con ordine ed esperienza è uno dei pochi a non deludere. Anche in attacco, seppur in misura minore, qualche pericolo lo crea.

PADELLI chiamato in causa a distanza di pochi secondi ad inizio ripresa, risponde con interventi efficaci su Paloschi ed Hetemaj, incolpevole sul gol. Non trasmette sicurezza con i rilanci sia con i piedi che con le mani.

ACQUAH non irresistibile come contro i blucerchiati nelle ripartenze ma comunque non sfigura soprattutto quando si tratta di fare la diga sulla propria trequarti. Rimedia un’ammonizione evitabile ed è impreciso nei cross.

VIVES disputa una partita di sostanza tappando falle qua e là e cercando di smistare il gioco sulle fasce appena possibile. Una volta tenta anche il lancio lungo a beneficio di Quagliarella, in generale è autore di una prova sufficiente, col rientro di Gazzi potrà alternarsi.

BELOTTI il suo ingresso non cambia il volto dell’attacco né della partita. Come i suoi compagni non riceve palloni giocabili, resta ancora sotto osservazione.

GLIK dà continuità alle sue recenti prestazioni riuscendo a fermare il pericoloso Paloschi con anticipi puliti e guidando la difesa. Sbanda anche lui sul gol partita.

CHI SCENDE:

BOVO tiene benino fino a un certo punto, poi è messo in palese difficoltà da Meggiorini ed annaspa. Poco lucido ed ispirato anche in fase di impostazione, un passo indietro.

MORETTI viene sollecitato e deve restare concentrato e combattere in fase di contenimento anche se quando esce dalla propria area lo fa sempre a testa alta. Si fa superare con troppa facilità da Castro sul gol.

QUAGLIARELLA non incide un po’ per la difficoltà del centrocampo e delle ali di fornirgli palloni invitanti un po’ perché forse avrebbe bisogno di rifiatare.

BASELLI anche lui si concede una serata di riposo. Quantomeno nella trequarti avversaria dove non riesce a farsi valere e ad avere spunti. Dietro invece dà una mano pressando e proteggendo palloni importanti.

B. PERES cerca di azionare il turbo come le altre volte ma non sempre gli riesce la giocata poiché i clivensi raddoppiano e triplicano costantemente su di lui. Commette qualche leggerezza in difesa e nella ripresa è costretto a lasciare il campo per un risentimento all’adduttore.

MARTINEZ non sfrutta l’ennesima chance, cerca di dare profondità e prova due conclusioni senza pretese. Finisce con l’occupare gli stessi spazi di Quagliarella con il quale si pesta spesso i piedi.


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