Il binomio Cairo–Berlusconi è sempre stato molto in auge nel mondo del calcio e, prima ancora, in quello dell’imprenditoria. È tornato prepotentemente di moda quando il patron granata aveva deciso, attraverso la sua società (la Cairo Communication, che tra pubblicità ed editoria cartacea ha sempre preso spunto dalla Fininvest berlusconiana, nella quale Cairo ha lavorato per anni prima di mettersi in proprio), l’Urbano alessandrino aveva voluto fare quello che il Silvio milanese fece anni prima: acquistare una televisione. La7, in piena crisi economica, ha trovato nuovo ossigeno e nuovo slancio, tanto da permettere a Cairo di diventare davvero tra i primissimi editori attivi in Italia.
Una holding editoriale, una televisione, una squadra di calcio… mancava solo la politica: e proprio in estate erano arrivate voci circa un potenziale coinvolgimento di Cairo richiesto proprio dallo stesso Berlusconi in “Nuova Italia”, l’ultimo partito che ha intenzione di fondare l’ex Primo Ministro. Insomma, i punti in comune non mancano di certo, per quanto a più riprese lo stesso Cairo abbia voluto mantenere le distanze: Berlusconi è Berlusconi, io sono io (rispose con un laconico “mi licenziò” durante la conferenza stampa di insediamento a La7).
Ed è proprio nel mondo del calcio che la differenza si vede maggiormente. Soprattutto in questi anni, dove c’è una squadra, il Milan, che ha bisogno di rilanciarsi e di saper voltare pagina dopo anni (tanti) di successi ma che sta vivendo una crisi più profonda e radicata del previsto; e dove c’è un’altra squadra, il Torino, che sta invece tornando agli onori della cronaca con un progetto che, risultati alla mano, si sta dimostrando vincente. Cairo e Berlusconi rivali più che mai sugli spalti, con l’ex allievo che ha tutta la voglia di battere l’ex maestro, dal quale molto ha attinto per ciò che riguarda il modus operandi della gestione aziendale. Un duello notevole sugli spalti, prima ancora che in campo.