A Torino-Lazio Primavera, finale di Supercoppa italiana vinta dai ragazzi di Longo, c’era anche lui, che nel Settore Giovanile granata ha allenato per diversi anni, con buoni risultati. Antonino Asta, in veste di commentatore, ha partecipato alla grande festa di Mantovani e compagni, sul terreno dell’Olimpico.
È stata la sua prima esperienza da commentatore, e di fronte c’era il suo Toro.
Sì, devo dire che è stata meno facile del previsto. Quando mi hanno chiamato per chiedermelo, ci ho pensato un momento: il Toro mi è rimasto dentro, e dovevo cercare di essere obiettivo. Conoscendo l’ambiente, conoscendo tante persone, sapevo che sarebbe stata dura. Per fortuna la squadra ha vinto: è stata un’esperienza bella e piacevole, ed è un modo per tenersi comunque molto aggiornati.
Parliamo proprio della vittoria. Vince il Settore Giovanile, con un percorso che parte da lontano?
Sì, penso proprio di sì. Dietro c’è una programmazione importante. Sappiamo bene che il Toro vantava uno dei migliori vivai d’Italia, ed è finalmente tornato dove mancava da tanto tempo. Nei primi anni di presidenza di Cairo, con me in panchina, si dovevano porre le basi per pianificare. La mossa vincente secondo me è stata nominare Bava: non che Comi fosse meno bravo, ma l’attuale dg aveva anche già allora degli incarichi in prima squadra. Bava invece è totalmente dedicato al Settore Giovanile, e il lavoro esclusivo in questo campo si vede. Comunque bravi tutti, compresi tutti gli allenatori che sanno lavorare in ottima sinergia. C’è poi un ulteriore meccanismo che è scattato, e merita di essere sottolineato: sono aumentati anche gli investimenti, e questa cosa di vede. Non è solo questo che ha permesso di vincere Scudetto e Supercoppa, ma sicuramente ha aiutato: è un ragionamento societario importante, e se si aggiunge la bravura dello staff allora i successi arrivano.
Pensava che il Toro potesse farcela a battere la Lazio?
Non dico che ero convinto prima della gara, ma informandomi e vedendo tante partite (sono un allenatore: ho il compito di restare aggiornato e a tutti i livelli) avevo notato una leggera flessione della Lazio in questo campionato. È sesta la compagine di Inzaghi, con nove punti di svantaggio sulla Roma, e ha perso tre su otto gare. Insomma, era in difficoltà, e di fronte aveva un Toro che ha sì smantellato, ma che ha saputo sostituire bene i partenti e che ha intanto maturato anche esperienza in Youth League. Io non parlo mai di fortuna o sfortuna nel calcio, ma di momenti: i granata hanno saputo cogliere il loro nel migliore dei modi, ieri.
C’è un giocatore che l’ha particolarmente impressionata?
Come dicevo prima, la bravura negli ultimi anni è stata scegliere tanti bravi giocatori, non uno solo. Non c’è una differenza abissale tra i reparti, ma se dovessi pensare a una spina dorsale della squadra direi che come portiere la formazione di Longo è sicuramente messa molto bene: Zaccagno si sta dimostrando un giocatore estremamente interessante, deve forse aumentare la massa ma è padrone dell’area, bravo con i piedi, si propone spesso. Ottimo poi Mantovani, coadiuvato da Auriletto, nella fase difensiva, riuscendo a tenere botta nel momento migliore della Lazio. Poi ci sono Osei e Debeljuh, che è un attaccante moderno, che aggredisce molto la profondità. Edera? Ha molta tecnica, fantasia ed estro. Ier non ha fatto benissimo, ma di fronte aveva un avversario che ha saputo tenergli testa.
Una finale di campionato persa, una vinta; ora, la Supercoppa. Questa Primavera è una sorpresa o una certezza?
Sicuramente la seconda. Smantellare e riproporre non è facile, e come ho detto la Primavera, che è l’ultimo anello della catena del Settore Giovanile, giova del lavoro di tutti. Chi è salito in categoria ha dimostrato di poter giocare bene, chi è stato acquistato non ha fallito: se fai così bene e in più anni, non puoi più essere considerato una sorpresa.
Veniamo al suo successore, Moreno Longo. È pronto per un passaggio in una prima squadra?
Secondo me sì, è pronto. Ma deve decidere lui, e soltanto lui sa se davvero vuole fare questo salto. È al quarto anno in Primavera, e prima ha fatto la sua trafila negli altri livelli. Non so se lui vuole davvero fare questo salto, o se vuole specializzarsi al massimo nel Settore Giovanile, diventando un riferimento su più anni, come avvenuto anche in altre società. Quando io terminai la mia esperienza in Primavera, sapevo di voler compiere questo salto in avanti. Nel Settore Giovanile impari moltissimo, dipende davvero da lui, da quello che vorrà fare. Mi dà l’impressione che ci stia ancora pensando.
E invece Asta, dopo il Lecce, cosa farà?
Starà fermo fino a fine giugno, ma continuerà a studiare. Sto seguendo un master a Coverciano, seguo moltissime partite, mi muovo molto. C’è sempre la possibilità di studiare e imparare qualcosa di nuovo, poi resterò in attesa di un club che voglia puntare su di me. Un sogno nel cassetto ce l’ho, e l’ho già detto: allenare in futuro il Toro. Ma adesso è troppo presto, e c’è un allenatore come Ventura che sta facendo benissimo. Come pochi prima di lui.