Tra il palo e il piede destro di Mirante c’era meno di un metro, eppure, alla mezz’ora del secondo tempo, Andrea Belotti ha scelto proprio quel pertugio per la sua prima rete in maglia granata. In quei pochi centimetri ha scaricato un sinistro fatto di rabbia, di occasioni avute e non concretizzate, di pali presi e miracoli dei portieri. Poi la corsa verso la Maratona, l’abbraccio con i compagni, quello con Amauri che – come lo stesso Belotti ha rivelato – lo aveva caricato negli spogliatoi dandogli anche il consiglio giusto per come segnare, la cresta del Gallo finalmente alzata all’Olimpico e imitata anche da Ventura per omaggiare il suo attaccante.
Eccolo qua, Belotti. Eccolo l’attaccante con lo spiccato senso del gol che da giovanissimo aveva impressionato Mondonico – uno che di bomber di razza in carriera ne ha visti e allenati tanti – che nonostante Dybala e Vazquez è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante nel Palermo e che quest’estate il Toro ha strappato ai siciliani sborsando milioni su milioni. Finora si era visto il giocatore generoso, quello che rincorre l’avversario e recupera palloni, che arretra anche sulla linea dei difensori per dare una mano ai propri compagni e subito dopo prova a farsi vedere in attacco, ma che davanti alla porta pecca di lucidità e non è neanche tanto aiutato dalla fortuna.
Ora che il pallone è finalmente rotolato in fondo alla rete, che il peso del gol che non arrivava si è tolto dalle spalle e dalle gambe, Belotti avrà la possibilità di far passare la palla nel pertugio tra palo e portiere con più facilità. E quella cresta tanto attesa, che i tifosi sono stati ben contenti di vedere, potrà alzarsi al cielo molte altre volte.
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