Terminato il campionato l’attenzione si rivolge alle comproprietà. Anche il Toro, infatti, come le altre squadre di Serie A deve risolvere tutte le situazioni relative a giocatori in comproprietà che dalla stagione successiva sarebbero state escluse dal regolamento. Così, dopo il rinnovo del contratto di Molinaro, al centro delle trattative c’è Benassi il cui cartellino viene conteso dai granata e dall’Inter. Le due società non trovano l’accordo ma alle buste la spunta il Toro che per sole 400 mila euro si aggiudica l’intero cartellino del giocatore ( i granata offrono 3,3 milioni contro i 2,9 dei neroazzurri). Per un giocatore che diventa interamente di proprietà del Toro, un altro parte. Si tratta di Verdi che, a differenza del centrocampista, passa al Milan. Anche Scaglia e Sperotto salutano il Toro accasandosi rispettivamente al Cittadella e al Carpi.

 

Mentre il Toro inizia così ad intavolare le prime trattative di calciomercato, c’è un altro Toro, quello Primavera, che scrive una pagina importante della storia granata. Dopo essersi qualificata al secondo posto del Girone A, la squadra di Longo accede alle Final Eight come migliore seconda insieme a Fiorentina, Inter, Roma, Milan, Bari, Spezia e Lazio.

Per la prima partita, ai quarti di finale, il Toro affronta il Milan. La partita finisce 3-3 e i granata passano soltanto ai rigori trovando, in semifinale, la Fiorentina. Questa volta non servono i penalty: il Toro si impone 3-2 sui viola grazie ad una strabiliante tripletta di Morra che risponde a Petriccione e Minelli. Per la truppa di Longo è la seconda finale scudetto in due anni. Un traguardo strepitoso che segna solo l’inizio di un’impresa storica.

 

La finale contro la Lazio va in scena il 16 giugno tra lo stupore generale. La Primavera di Longo era infatti tra le meno accreditate ad arrivare a giocarsi lo scudetto ma ha dimostrato di saper vendere cara la pelle. All’8 minuto i granata passano in vantaggio con Rosso, gestiscono la partita e sembrano vicino alla vittoria quando al 76’ Prce porta la Lazio al pareggio. Il risultato non cambia nemmeno nei tempi supplementari e lo spettro dei rigori torna a farla da padrone riportando la memoria di tutti alla finale della stagione precedente contro il Chievo, persa proprio ai rigori. La storia, questa volta, però è diversa. Dopo i primi 5 rigori le squadre sono ancora in parità, la tensione sale così come la paura di una seconda beffa consecutiva. Tensione che si fa massima quando una grande parata di Zaccagno impedisce la rete a Pollace: il Toro adesso può davvero vincere. Sul dischetto va Edera, la concentrazione è massima così come la responsabilità dell’attaccante che non sbaglia. È scudetto, il nono nella storia della Primavera del Toro. Un’impresa per tutta la squadra e per Longo che proprio da giocatore era andato vicino a vincerlo. Lo vince da allenatore, portando la sua Primavera ad un traguardo strabiliante e regalando ai tifosi una delle più belle soddisfazioni del 2015.


Kramaric-Toro, pista calda: i granata puntano gli occhi sulla Premier

La rassegna stampa del 29 dicembre 2015