Cosa lega Renato Copparoni a Diego Maradona? Un calcio di rigore. Parato. Sardo di San Gavino Monreale, cinquanta chilometri a nord-ovest di Cagliari, il Coppa fu un buon portiere degli anni Ottanta che fece tanta panchina in serie A, tanto che in quasi dieci anni granata collezionò 32 presenze. E dire che – vista la penuria moderna di interpreti all’altezza – un portiere con le sue caratteristiche oggi potrebbe anche aspirare a lambire la Nazionale.

Eppure, nonostante uno scudetto vissuto da ragazzino all’ombra di Albertosi nel grande Cagliari di Riva e Domenghini, la sua fama resta legata ad una pesante sconfitta del Toro. Ma anche quel 3-1 di inizio 1986 passa in secondo piano; l’illusione di Pedro Mariani e l’autogol di Giacomo Ferri, fino alle reti di Caffarelli e di Bagni, passa tutto in cavalleria quando si tratta di ricordare uno strano calcio di rigore. E’ il minuto 33 della ripresa quando Zaccarelli stende in area Bagni, l’arbitro Magni non ha dubbi e indica il dischetto. Manco a dirlo, prende la palla sotto il braccio sua maestà Dieguito e i settantamila del San Paolo fanno già festa. Sì, perché Maradona in Italia è infallibile, non ha mai sbagliato un calcio di rigore, vuoi che sbagli proprio stavolta? E poi, quel giorno, Maradona è proprio ispirato: ci ha già provato in tutti i modi a rompere un ghiaccio spesso tre mesi e a segnare il nono gol stagionale, ma per il momento si è dovuto accontentare di servire il pallone d’oro del vantaggio di Caffarelli con una rabona che costringe anche i tifosi granata a schizzare in piedi per battere le mani.
Di mezzo fra Diego e il gol, però, c’è quel portiere di riserva, Copparoni. “Mi tremavano le gambe, ho fatto un passo avanti, mezzo metro non di più, poi sono rimasto immobile”. Il mancino di Dio stavolta non è irresistibile, Coppa si tuffa sulla destra e devia in angolo. “E’ stato proprio bravo” è la laurea ad honorem che gli dispensa negli spogliatoi Maradona. “In fondo non avevo nulla da perdere – ricorda adesso l’ex portiere -. Un rigore è una sentenza già scritta, figuriamoci quando dall’altra parte c’è Lui. Come ho fatto? Alla Domenica Sportiva avevo osservato come Maradona avesse battuto Zenga aspettando che si muovesse. E mi ero detto: capitasse a me non mi muovo. E così ho fatto”. Alla fine la frase profetica spettò di diritto a quella vecchia volpe di Gigi Radice: “Bravo Coppa, con quella parata sei entrato nella storia del calcio”. E così fu.

 

Stadio San Paolo, domenica 2 marzo 1986, ore 15:

 

NAPOLI-TORINO 3-1 (2-1)
NAPOLI: Garella, Bruscolotti, Carannante, Bagni, Ferrario, Renica, Bertoni (40’ st Penzo), Pecci, Caffarelli, Maradona, Filardi (26’ st Ferrara). All. Bianchi.
TORINO: Copparoni, Corradini, E. Rossi, Zaccarelli, Junior, Ferri, Beruatto, Sabato, Mariani, Dossena (32’ st Cravero), Comi (18’ st Schachner). All. Radice.
ARBITRO: Magni di Bergamo.
RETI: 14’ pt Mariani, 15’ pt Ferri (aut.), 16’ pt Caffarelli, 5’ st Bagni.
NOTE. Spettatori: 68.425 di cui 8.622 paganti e 59.803 abbonati.

 

 

 


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