Caro Ciro, scusami se ti scrivo, ma quest’anno non ho fatto la lettera a Babbo Natale, per cui ho pensato di scriverla a te. Lo so che non vieni dal Polo Nord, ma da Siviglia, e non hai le renne, ma al massimo delle scarpette con i bulloni, ma noi ci aspettiamo tanti regali. Gol impacchettati, soprattutto, che di questi tempi per noi sono una merce rara visto che i nostri attaccanti segnano un po’ poco, e quando segnano sembrano persino dispiaciuti di averlo fatto. Chiedono persino scusa.
Tu non sei soltanto un bravo calciatore, uno che la sa buttare dentro, re della classifica marcatori come non si vedeva dai tempi di Pupigol: tu sei anche un ragazzo intelligente. Infatti hai sempre saputo come muoverti nel nostro ambiente che qualcuno dice “difficile” forse perché non conosce abbastanza il valore della passione. Quando sei arrivato al ritiro di Bormio ricordo che non esitasti un attimo a metterti a zompare cantando “chi non salta bianconero è”. E quando te ne sei andato non hai pisciato disprezzo su di noi blaterando di calcio che conta. Anzi, non hai perso occasione per raccontare quanto ancora ti sentivi grato ai colori granata. Per questo all’aeroporto ieri sera c’era tanto affetto, per questo ti vogliamo bene. E per questo riponiamo su di te tante speranze. Forse perfino troppe. Lo so: non è facile fare il cavallo di ritorno. Non è facile tornare a essere protagonisti dove si è già stati. E tanto più grandi sono le aspettative (Ciro, non illuderti: sono altissime) tanto più grandi rischiano di essere le delusioni. Però, vedi, basta poco. Questa squadra non è mica così male come sembra, sai? Bisogna soltanto (soltanto?) cambiare verso alla stagione, invertire l’inerzia, riaccendere la scintilla dell’entusiasmo.
Quando ho sentito i cori con cui sei stato accolto ieri sera, lo confesso, ho provato un brivido granata che non provavo ormai da mesi. Ecco, caro Ciro-Babbo Natale: basterebbe che un brivido simile attraversasse tutto il Toro, interrompendo questa lenta trasformazione del Toro in vitella, cominciato quello strano giorno a Carpi, e noi te ne saremmo grati per sempre. Lo so che anche tu non te la sei passata bene negli ultimi tempi, lo so che qualche malalingua dirà che sei tornato solo per andare agli Europei. Ma chi se ne importa? Buttala dentro e dacci una scossa, caro Ciro. Tutto qui. Non ti chiediamo altro che di segnare tanti gol, uno dopo l’altro, e di far festa con noi senza chiedere scusa a nessuno. Di depressione ne abbiamo già subita fin troppa, e di centravanti immobili pure. Ce ne basta uno, Immobile per davvero. Come te.