Il borsino granata è un po’ come la Borsa, i titoli sono rappresentati dai calciatori le cui quotazioni salgono e scendono di partita in partita in base al rendimento, allo stato di forma, alle eventuali squalifiche che ne pregiudicano l’impiego nel turno successivo. A differenza delle pagelle, quindi, il borsino non guarda esclusivamente alla prestazione di giornata ma valuta complessivamente il periodo dei calciatori impiegati utilizzando come parametro la partita disputata ma nel contesto di un arco temporale più ampio.

 

E’ vero che il Torino è uscito battuto dall’Artemio Franchi solo a causa di due palle inattive e senza subire particolarmente negli ultimi metri tanto che non si ricorda alcun intervento risolutivo di Ichazo. Ma è pur vero che i granata hanno giocato solo per questo, per limitare i danni. La caratura dei padroni di casa non consentiva certamente una partita all’arrembaggio ma il piglio esibito nelle ultime partite e nei primi minuti avevano lasciato presagire altro. Invece ancora una volta il Toro ha limitato solo sé stesso, rimanendo schiavo delle proprie paure, dell’accontentarsi. E’ stato talmente ordinario da rendere ineluttabile il suo destino, la sconfitta. Quasi una vittima sacrificale che si è immolata sapendo a cosa andava incontro. Senza il cambio di passo assicurato quasi esclusivamente dalle giocate di Bruno Peres e l’anarchica vivacità che aveva conferito all’attacco Ciro Immobile nelle ultime giornate, la squadra ha messo in evidenza la rassegnazione dei periodi peggiori offrendo una prestazione anonima quanto la posizione di classifica ricoperta: una sorta di “stabilità precaria”.

 

E’ anche vero che si sono giocate tre partite in una settimana. Ma nemmeno questa è una scusa che regge poiché appena un anno fa ciò costituiva quasi la regola considerati gli impegni in Europa League. Eppure a distanza di tre giorni si compiva l’impresa a Bilbao e si batteva il Napoli in campionato, ora perché non si può? Ad inizio stagione si parlava di progetto di crescita, ora il Torino sembra piuttosto attanagliato dalla paura di crescere, da una sorta di sindrome di Peter Pan.

 

Qualcuno magari leggendo le statistiche della partita noterà persino un Torino determinato, finanche cattivo se si conta il numero di falli fatti e gli ammoniti. Ma forse, a parte l’aspetto mentale, ci sarebbe da considerare anche quello fisico perché tali dati possono indicare anche che i giocatori di Ventura arrivano in ritardo sul pallone rispetto agli avversari.
Dunque, è vero. Il risultato sarà figlio soprattutto di episodi ma non è quello a preoccupare. Il passo indietro è nel gioco, risiede in quel blocco psicologico che fa fare uno scatto ma poi non si spicca il volo per paura di osare. Per cui si potrà anche vincere col Verona la prossima partita. Ma poi?

 

STABILI:

 

ZAPPACOSTA          in una giornata di scarsa vena generale, tiene testa all’esperto Pasqual non perdendo il duello e creando anche qualche occasione (tra cui quella più pericolosa conclusa da Baselli). Da rimproverargli il colpo di testa alto da due passi in avvio, anche se gli era stato segnato un fuorigioco (falso).
BASELLI          bene in fase di interdizione, prende bene le misure a Ilicic sul quale spesso ha la meglio. Meno incisivo in avanti dove peraltro fallisce l’occasione più ghiotta per il pari: il pallone gli arriva troppo sotto ma la sua conclusione difetta della necessaria cattiveria.
IMMOBILE           non ha possibilità per incidere concludendo in porta poiché non riceve palloni giocabili. Anzi è lui ad offrire, spizzando di testa, un pallone interessante a Baselli. Dopo due partite in tre giorni era prevedibile che non potesse fare granché in una gara peraltro complicata tatticamente.
ACQUAH          più dinamico e volitivo del solito, si nota spesso in fase di contrasto. Come al solito talvolta è troppo irruente e rischia in modo sproporzionato. Così come sproporzionati sono molti dei suoi appoggi ai compagni. Niente di nuovo in fondo.
BENASSI             per lo stato di forma che sta attraversando sembra strano che Ventura non gli abbia concesso la chance dall’inizio anziché solo negli ultimi 20’. Probabilmente avrà avuto bisogno di un uomo con le caratteristiche di Acquah.
MARTINEZ            gli viene concesso un altro scampolo di partita. Buttato nella mischia, tuttavia, non si fa vedere ma valgono le stesse attenuanti concesse ai suoi compagni di reparto.
MORETTI            conferma di non essere al top anche se Ilicic e Kalinic non sono clienti facili. Un tempo metteva toppe dappertutto, ora manifesta qualche indecisione. Sul gol del raddoppio è lui in marcatura su G. Rodriguez.

 

CHI SCENDE:

 

MAKSIMOVIC        non è sempre reattivo, talvolta Babacar gli scappa in velocità. Bravo in una circostanza a chiudere sul senegalese con una perfetta diagonale in zona non sua. Non fornisce il solito contributo in impostazione.
GLIK       il capitano è tra i pochi a salvarsi. Tuttavia da lui ci si aspetta che dia quel quid in più in termini di carisma per scuotere la squadra in certi momenti. Intanto, a causa dell’ammonizione rimediata, sarà solo spettatore contro il Verona.
MOLINARO      sbaglia un po’ troppo in entrambe le fasi: dietro soffre le incursioni e la verve di Bernardeschi (peraltro non ispiratissimo), in attacco spreca una possibile opportunità con un cross sballato a centro area.
ICHAZO             alla terza uscita consecutiva da titolare perde la sicurezza palesata nelle precedenti occasioni. Non è piazzato bene sulla punizione di Ilicic e nei disimpegni corti con i piedi corre più rischi di Padelli.
BELOTTI      prestazione in stile pre-Immobile. Pressing, generosità ed abnegazione ma evanescente davanti. Non riceve assistenza ma non fa nemmeno molto per cambiare l’inerzia del match.
VIVES        ad un buon avvio, lucido in impostazione non corrisponde un prosieguo altrettanto positivo. Causa diverse punizioni, tra cui quella del vantaggio viola, si fa ammonire e quasi espellere. Come Glik, salterà la sfida col Verona.  

 

    


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