Alla vigilia di Torino-Lazio, a presentare la sfida è il tecnico Giampiero Ventura, che interviene nella conference room dell’Olimpico.

 

Siamo l’unica squadra in Italia ad aver fatto 3 o 4 partite alle 12.30, ma possiamo avere una svolta storica perché oggi c’era talmente tanta neve che non ci siamo potuti allenare: abbiamo faticato davvero a lavorare questa mattina, la palla girava davvero molto poco e si riempiva di neve, purtroppo. Se domani dovessimo vincere, potremmo sospendere gli allenamenti al sabato” commenta ironicamente il tecnico.

 

All’andata avevamo subito un gol a fine primo tempo, senza subire prima molto; e il secondo gol fu per un nostro errore. La Lazio è una squadra difficile, e quando sta bene dà molta intensità: sarà una gara diversa rispetto alle ultime fatte. Sarà una gara completamente diversa, ripeto. La scorsa settimana avevo detto che era importante ritrovare l’entusiasmo e la voglia di riproporre un po’ di calcio. A Milano direi che a sprazzi si è rivisto un po’ di Toro, poi se ti gira bene magari vai pure in vantaggio. Quello che vorrei domani è, al di là del risultato che vorrei davvero per i tifosi che hanno bisogno di vedere i risultati, una prestazione in continuità con quella contro il Milan“.

 

Il Toro si appresta, inoltre, ad un filotto di partite di fuoco: “Mai, da quando sono qui, c’è stato uno sbalzo di questo tipo, con un inizio importante e una difficoltà esagerata per vari motivi. Se noi facciamo una prestazione contro una squadra che ti rende difficile giocare, e la facciamo impregnata di spensieratezza, raziocinio e lucidità, di voglia di fare calcio, allora ce la possiamo giocare con tutti. Ma il Toro che ha giocato contro l’Udinese non se la gioca con nessuno, quello che ha affrontato la Fiorentina invece sì. Abbiamo superato le difficoltà? Lo dirà il campo, l’obiettivo è comunque superarle, per riprendere il discorso interrotto“.

 

Alla fine dell’anno sarà importante avere le idee chiare su quale è lo zoccolo duro su cui costruire quello che serve per raggiungere gli importanti obiettivi futuri“.

 

Continua poi il tecnico: “La nostra squadra, prima di Carpi, aveva fatto una settimana straordinaria, preparandoci molto bene, senza però poi riuscire a vincere. Noi abbiamo impostato le cose non vedendo al vittoria come obiettivo, ma come conseguenza di quello che fai. È proprio un’altra prospettiva: se fai la prestazione, magari non vinci; ma è importante fare la prestazione. I miei giocatori stanno capendo che per raggiungere gli obiettivi individuali, che tutti hanno, devi prima centrare gli obiettivi comuni. Cosa che è poi stata fatta in questi anni, qui“.

 

Squadra con limiti caratteriali? Sono i risultati che fanno fare queste considerazioni. All’inizio abbiamo cominciato questa stagione battendo il Pescara 4-1 dopo essere andati in svantaggio. Poi abbiamo battuto Frosinone, Fiorentina e altre sempre in rimonta. Se avessimo avuto problemi caratteriali, non avremmo fatto questi risultati. Poi sono nate delle difficoltà di altro genere, che magari i più giovani non sono abituati ad affrontare: si sono dovuti confrontare con situazioni che a noi magari hanno penalizzato, ma ai giocatori è servito per fortificarli. Hanno fatto una specie di corso accelerato, per capire come dover affrontare certe difficoltà“.

 

C’è un lavoro gigantesco dietro i giocatori. Se uno non stoppa la palla è per limiti tecnici? O per l’ansia? Chi analizza da fuori dice, generalmente, che il giocatore non stoppa la palla; chi lavora dentro deve capire perché. Nel primo caso fa come giustamente dice Pulici: palla al muretto per migliorarsi; nel secondo caso, agisci sulla testa, in maniera diversa. Tutto questo è frutto di molto lavoro, su tanti anni: il Benassi dell’anno scorso, per esempio, non è quello di quest’anno, e non sarà nemmeno quello del prossimo, quando avrà raggiunto la sua maturazione, a 22 anni, e in una piazza importante come Torino. Noi dobbiamo cercare di creare uno zoccolo duro, per poi, poco per volta, inserire i tasselli giusti. Il futuro, per esempio, è dei Gaston Silva, poco per volta“.

 

Oggi noi dobbiamo cercare di riprendere il discorso interrotto: se no facciamo soltanto tante belle parole, senza dare seguito ai fatti. A sprazzi a Milano, ripeto, abbiamo fatto una buona prestazione; domani vorrei un’altra buona prestazione. Una volta che avremo raggiunto la spensieratezza di fare calcio, allora i giovani che magari hanno giocato meno dovranno avere lo spazio giusto, e continuo, per mettersi in mostra. Non avevamo messo in preventivo le assenze drammatiche di giocatori, penso ad Avelar per esempio, o alle difficoltà in campo in cui, oggettivamente, non abbiamo fatto le partite da Toro. Non siamo ciechi, non neghiamo l’evidenza: se inseriamo i giovani in un contesto positivo diventa facile valorizzarli e valutarli, bisogna metterli in condizione di esprimersi“.

 

Immobile? È tornato dopo un anno e mezzo in cui non ha più giocato nella maniera che, da noi, lo aveva valorizzato. Sta tornando a fare cose che, in parte, lo avevano reso il giocatore che è stato: ha tantissima voglia di fare, a volte fa errori proprio per questo. Credo che ormai abbia messo a fuoco che se gioca da squadra, e da Immobile, potrà ritagliarsi uno spazio anche per andare agli Europei, che è il suo obiettivo. Sta bene fisicamente e psicologicamente, deve solo ritrovare la via del gol, al di là della prestazione: Donnarumma ha fatto due parate su Immobile, e lui si è mangiato qualche gol solo davanti al portiere. Appena era arrivato, faceva fatica ad arrivare davanti alla porta, proprio perché si era abituato a fare cose diverse. Secondo me, tutto quello che incamera adesso potrà essergli utile se verrà convocato, visto che Conte spesso gioca a due punte”.

 

Rispetto all’annata con Cerci, sulla profondità Ciro deve ora andare di meno. Prima ci andava sempre lui, ora si alterna con Belotti, e proprio in ottica Nazionale può questo aspetto essergli utile. Ma la cosa che tengo a sottolineare è che ci si abitua a un giocatore che segnava venti gol, e quindi ci si aspetta subito un ritorno al gol. Lui deve riprendere a giocare in un modo che in un anno e mezzo non faceva più. Ora sta crescendo, si presenta più spesso davanti al portiere: sono fiducioso per lui, e di conseguenza per noi“.

 

 


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