Il copione ha rischiato per una volta di essere stravolto, ma al Toro targato 2016, tutto fumo e poco arrosto, non deve essere sembrato vero trovarsi non solo a condurre – in casa era capitato contro il Frosinone, unica vittoria all’Olimpico dell’anno solare, e col Chievo, prima del ko – ma anche a dominare una Lazio praticamente inesistente, abbandonata a se stessa, inconsistente in fase difensiva e altrettanto in fase offensiva. Non deve essere sembrato vero e per questo l’abitudine a complicarsi la vita ha preso il sopravvento.

 

Non si tratta piĂą di stabilire quanti punti avrebbe il Toro se non avesse sprecato una lunga serie di occasioni, compresa quella di ieri. Ormai la questione è diversa, perchĂ© la rassegnazione ha preso il sopravvento e l’unica cosa che si chiede ad una squadra dalle potenzialitĂ  inespresse è portare a termine il campionato in maniera dignitosa e regalare qualche gioia ai tifosi che nonostante l’anonimato dell’attuale stagione continuano, imperterriti, a seguire una squadra che sembra aver mollato la presa.

Eppure di obiettivi ce ne sarebbero, se questo gruppo avesse un po’ di amor proprio: il derby, per cancellare l’onta dello scorso dicembre e dar fastidio alla Juventus nella corsa scudetto, ma piĂą semplicemente una vittoria, di tanto in tanto, perchĂ© otto in ventotto partite sono decisamente poche per chi mirava ad alzare l’asticella.

 

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Toro, il rigore è un problema: è la squadra che ne ha falliti di più

La rassegna stampa del 7 marzo 2016