Il 2 giugno si celebra la festa della Repubblica; ma mercoledì 2 giugno 2010, nei pressi dello stadio Olimpico, l’atmosfera è quella della Liberazione. Liberazione dall’inferno della serie B. Il popolo granata, infatti, sente profumo di promozione e affronta l’andata della semifinale playoff con una vagonata di ottimismo. Il maggio, d’altra parte, è stato il mese della rinascita: vittoria sul Gallipoli, bis a Modena contro il Sassuolo, tris contro il Vicenza, pareggio a Mantova e vittoria sul Cittadella. Sulla propria strada, adesso, riecco un Sassuolo che sembra aver già dato il meglio di sé. E’ un pomeriggio d’amore, la Maratona che vuol scrollarsi di dosso tanti mesi difficili e inizia a spingere. In campo, invece, ci pensa lui a spingere: Simone Loria ha quasi 34 anni, la carriera volge al termine ma la voglia di festeggiare la promozione con il “suo” Toro è più forte di ogni altra cosa. I granata ringhiano, la partita sembra mettersi bene e invece ecco che la frittata è dietro l’angolo: è la faccia del Toro, che cade quando meno te lo aspetti, ma che sa rinascere dalle proprie ceneri, novella Fenice.
Trascina i compagni, Loria; eppure è proprio lui alla mezz’ora a far sfilare il pallone che giunge pulito pulito sul destro dell’ex di giornata Martinetti che fa secco Morello. E’ un destro al mento, il Toro va alle corde, si chiude in clinch e si salva grazie al gong. Poi rialza la testa e la traversa che colpisce lo stesso Loria diventa la svolta: pareggia Bianchi mentre Loria chiude la partita facendo un giro di campo da pelle d’oca, chiedendo scusa a tutto il popolo granata. E’ il segnale: nel ritorno il Toro va all’assalto ed espugna il Braglia, la A è ad un passo, l’ostacolo adesso si chiama Brescia, ma questa è un’altra storia. Rimane quella di Loria, uomo vero: che quando abbandona l’attività torna a casa, Barriera di Milano, e inventa una scuola calcio per ricominciare a vivere il calcio dove e come tutto era iniziato. D’altra parte nel suo grugno rabbioso che metteva terrore agli attaccanti c’è da sempre un lampo di dolcezza, e poi quel tatuaggio granata sul polpaccio gli dà la forza di provare a vincere le partite più difficili. Nasce così l’idea di regalare un porto sicuro ai bambini del quartiere: Loria investe un fracco di soldi, rileva la struttura fatiscente di via Mercadante e la fa diventare la perla della Barriera. Si contano due campi ad undici, campi da calcetto e da calciotto, sedici spogliatoi, una reception, infermeria, bar. E poi una scuola calcio, la Scuola Calcio Mercadante. Dove domina un solo colore: il granata.
Stadio Olimpico, mercoledì 2 giugno 2010, ore 18,30
TORINO-SASSUOLO 1-1 (0-1)
RETI: 30’ pt Martinetti, 28’ st Bianchi.
TORINO (4-4-2): Morello; D’Ambrosio (34’ st Belingheri), D’Aiello, Loria, Rubin; Antonelli (10’ st Statella), Genevier, Pestrin, Gasbarroni (25’ st Scaglia); Bianchi, Salgado. All. Colantuono.
SASSUOLO (4-3-3): Pomini; Polenghi (25’ st Rea), Rossini, Minelli, Bianco (23’ st Gorzegno); Fusani, Magnanelli, Riccio; Noselli, Martinetti (24’ st Zampagna), Quadrini. All. Pioli.
ARBITRO: Mauro Bergonzi di Genova (assistenti Cariolato e Ghiandai; quarto uomo De Marco).
NOTE. Spettatori 18.429, incasso 231.905 euro. Ammoniti: Noselli, Magnanelli, Gorzegno, Riccio, Fusani.
Recupero: 2’ pt, 5’ st.