“El buitre“, che in spagnolo significa avvoltoio, è il soprannome che Giorgio Bresciani si porta dietro sin dai tempi delle giovanili granata, per la somiglianza sia fisica che nelle movenze con il centravanti del Real Madrid Emilio Butragueno.
Attaccante rapido e dotato di buona tecnica, dopo tutta la trafila al Filadelfia esordisce in serie A poco più che diciottenne con la maglia del Toro.
Bresciani si rivela subito come uno degli attaccanti più promettenti dell’intero campionato, anche nella sfortunata stagione 1988/89 che vede i granata cadere tra i cadetti nonostante i continui, e disperati, cambi in panchina.
Tutto vano, Toro in B, trent’anni dopo.
Una breve parentesi in prestito all’Atalanta nel campionato 89-90, ed al suo ritorno a Torino Giorgio si ritrova a soli 21 anni ad essere il centravanti titolare del Torino di Mondonico, che giunge quinto in campionato.
Va in gol con grande regolarità, e nella stagione 1990/91 il piccolo attaccante toscano segna 13 reti in 27 presenze totali, molte delle quali grazie agli assist di un Gigi Lentini in stato di grazia.
La stagione successiva, quella in cui il Toro raggiungerà la sfortunata finale di Coppa Uefa, Bresciani non si ripete e cede il posto al brasiliano Walter Casagrande, giunto al termine della stagione precedente dall’Ascoli.
“El buitre” mette assieme soltanto 4 gol in 26 presenze, anche a causa di alcuni ripetuti guai fisici.
Nell’estate del 1992 lascia per sempre il Toro ed inizia un vero e proprio giro d’Italia: Cagliari, Napoli, Reggiana e Bologna (dove segna la rete decisiva per la promozione dei felsinei in serie A, contro il Chievo nel 94/95) le tappe principali.
Da quel momento in poi, però, la sua carriera comincia ad imboccare la parabola discendente, nonostante Bresciani abbia solo 27 anni. Chiude la carriera con la Juve Stabia, senza tuttavia lasciare particolarmente il segno: è il 2001, e a 31 anni Giorgio appende le scarpette al chiodo, per passare dietro alla scrivania, come dirigente di alcune realtà minori.