Chiude al dodicesimo posto, e con diciassette sconfitte in campionato, il Torino di Giampiero Ventura. Ieri, contro l’Empoli, è arrivato il 2-1 per i padroni di casa che hanno così raggiunto la parte sinistra della classifica, a coronamento di un’altra stagione particolarmente positiva. Ecco cosa è andato e cosa no nella sfida al “Castellani”.

 

TOP

 

LA PRIMA RETE DI OBI: è probabilmente l’unica nota davvero lieta in casa granata. Il centrocampista che è mancato, forse troppo, nell’arco della stagione, riesce a riscattarsi in quel di Empoli e a timbrare un gol che ha tutto il sapore di una conferma per la prossima stagione. L’ex Parma non ha disputato una gara memorabile, ma ha confermato di avere dalla sua dei numeri che, se integro fisicamente, potranno dare una mano alla squadra il prossimo anno.

 

LA MARATONA ITINERANTE: la partita, di fatto, non portava a nulla a livello di campionato. I giochi erano chiusi da tempo, ma i tifosi hanno voluto essere presenti lo stesso, per salutare i giocatori, autori di una stagione altalenante. Un bel modo per dimostrare davvero grande affetto nei confronti della squadra. Ora, c’è tanta voglia di ripartire. Con uno spirito diverso.

 

FLOP

 

LA CONTINUA MANCANZA DI CONCRETEZZA: Ventura l’ha detto anche ieri durante il post partita. È stato, questo, un problema che ha afflitto il Toro per tutta la stagione. La squadra, effettivamente, raramente non riesce a creare azioni degne di nota, il problema è riuscire a fare in modo che la mole di gioco prodotta possa portare ai gol. Anche ieri, contro l’Empoli, tra pali e parate il Torino è riuscito a segnare una sola volta. Troppo poco, davvero. Soprattutto per chi a inizio anno aveva ambizioni europee.

 

IL NERVOSISMO IN PANCHINA: quella frase, “meno male che è finita”, prounciata da Ventura a gara in corso ha lasciato il segno. Esattamente come vedere l’allenatore sconsolato in panchina durante Torino-Sassuolo. È stata sicuramente una stagione stressante per l’allenatore granata, che ha saputo spesso cavare il sangue dalle rape e, soprattutto, farsi carico di pressioni notevoli negli anni passati. Quest’anno, oggettivamente, le difficoltà sono state maggiori. Se resterà a Torino, dovrà assolutamente trovare la forza di ripartire. In parte, ricominciare. E ricucire quello strappo che si è andato a creare con una parte dell’ambiente.

 


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