Si è chiuso il campionato del rammarico, quello della partenza sprint con un Toro ai vertici come non si vedeva da oltre un ventennio e dall’andamento claudicante per la restante parte di stagione. Un campionato nel corso del quale i granata, dopo aver accarezzato sogni di gloria, non sono mai stati a rischio retrocessione ma hanno navigato in acque tranquille seppur con più di una turbolenza, soprattutto quando le strisce di risultati negativi si facevano insopportabili.
La rosa di giocatori – finalmente tutti o quasi di proprietà – era (ed è tuttora) ritenuta all’altezza di un campionato da prime otto posizioni, con un giusto mix tra giovani ed esperti che di solito funziona bene e crea quell’alchimia e quell’entusiasmo che portano a risultati impensati, come accadde nel 1976. Invece a finire sotto accusa è stato soprattutto colui che godeva della fiducia incondizionata da parte sia di tifosi che di addetti ai lavori, mister Ventura reo, dopo quattro anni di crescita, di non esser riuscito a trarre il meglio dalla squadra e di esser rimasto cocciutamente legato ad un unico sistema di gioco nonostante i risultati negativi.

Il rammarico più grande è forse quello di aver dimostrato di tenere testa alle compagini che occupano i primi otto posti in classifica e di aver perso per strada punti preziosi in partite sulla carta abbordabili, a partire da quelli contro la matricola Carpi. Ma se qualche partita storta nell’arco di trentotto giornate può anche capitare, emblematici sono stati i 16 punti su 18 persi nelle doppie sfide contro Genoa, Empoli e Chievo, squadre che hanno preceduto i granata in classifica (pur non disponendo di rose sulla carta migliori). Centrarne almeno la metà avrebbe significato scalare quantomeno tre posizioni.

 

Ora bisognerà far tesoro degli errori e ripartire con rinnovate ambizioni, consapevoli del fatto che in questi anni è stato costruito un telaio importante che non va disconosciuto né buttato e che anzi da quello occorre ripartire, a patto che i protagonisti siano motivati adeguatamente. Più di tutto il resto, infatti, è quello che conta, “nuovo” non è necessariamente sinonimo di migliore, le motivazioni invece fanno la differenza.

 

CHI SALE:

OBI il centrocampista nigeriano anche in questa stagione torinese ha dovuto far spesso i conti con i guai fisici ma il finale in crescendo potrebbe consentirgli un’altra chance per la prossima stagione. Nell’ultima giornata realizza il primo gol in maglia granata e disputa una partita discreta anche se sul gol di Zielinski è condizionato dall’ammonizione.

ZAPPACOSTA dopo un avvio con qualche imprecisione di troppo, aggiusta la mira e dapprima centra un palo su punizione e poi scodella il cross per il gol di Obi (ed altri interessanti). Nel complesso si è giocato discretamente le proprie chanches quando chiamato in causa e si è guadagnato lo stage con la Nazionale.

JANSSON in prospettiva gli vengono affidate le chiavi della difesa, anche in presenza di Glik. Se la cava con una prestazione a metà tra quelle di Udine e contro il Napoli. Bene in anticipo, provvidenziale in una chiusura su Pucciarelli, qualcosa tuttavia concede. La stoffa c’è, può e deve ancora migliorare.

STABILI:

IMMOBILE nomen omen. Dopo i fuochi d’artificio iniziali, a gennaio, si è pian piano assopito fino all’infortunio nel derby che ne ha pregiudicato il finale di stagione e forse la partecipazione all’Europeo. Come contro il Napoli, in pochi minuti tende a strafare. La sua situazione è attualmente in stand by.

B. PERES il brasiliano conferma le doti fatte vedere lo scorso anno tra numeri d’alta scuola, dribbling ubriacanti, corse e assist. Ma anche i suoi limiti in zona difensiva quando un suo errato disimpegno favorisce il raddoppio di Zielinski. Il suo futuro è in bilico ma resta il calciatore che più di chiunque può fare la differenza in quest’organico.

BENASSI come per l’altro gioiellino, Baselli, il suo rendimento è calato nel corso della stagione ma ha le qualità e lo dimostra con alcune giocate apprezzabili e con un inserimento che avrebbe potuto regalare il pareggio. Ha ancora margini di miglioramento e tra i suoi estimatori c’è anche il CT che lo ha convocato per lo stage a Coverciano.

BELOTTI si ferma a dodici gol (e ad un passo dalla Nazionale), un bottino di tutto rispetto soprattutto se si considera che si è trattato di un raccolto avvenuto dopo la semina dei primi mesi. Contro l’Empoli non incide in zona gol, un bell’assist di testa ad innescare Immobile e poco più.

MORETTI il difensore con oramai sulle spalle 34 primavere è sempre integro ed è stato uno stakanovista anche in questa stagione risultando ancora tra i più presenti. Prezioso sia in campo che come uomo spogliatoio, nemmeno lui ha disputato una stagione memorabile ma il suo contributo resta importante e dovrebbe esserlo ancora.

PADELLI poco impegnato e incolpevole sui gol, soprattutto sul primo non può nulla. Si oppone bene su un altro tiro di Zielinski e nel complesso appare più sicuro rispetto al suo periodo più buio che ogni anno gli capita. L’annata è stata ancora luci e ombre, si dovrà valutare per la prossima se affidarsi ancora a lui.

MARTINEZ il venezuelano dà l’impressione di essere condizionato dalle consegne tattiche e dai movimenti richiesti dal mister. Cerca il velo per il compagno anche quando nel cuore dell’area riceve un pallone da spingere dentro. Coglie una traversa con un tiro dal limite, nel complesso non ha dimostrato grandi miglioramenti rispetto alla stagione precedente.

CHI SCENDE:


BASELLI l’ultima di campionato è un po’ l’emblema della stagione per l’ex atalantino: parte bene dimostrando qualità e voglia di fare, buone giocate, aperture intelligenti, poi un po’ si perde e lo ferma un infortunio muscolare che probabilmente gli pregiudica le residue speranze europee. Ma la giovane età è dalla sua parte ed avrà tempo per la consacrazione definitiva.

GAZZI il mediano fedelissimo di Ventura lascia l’impressione che ormai abbia già dato. Non assicura il giusto filtro e manca il raddoppio di marcatura nelle azioni dei gol toscani, spende ciò che può in area granata cercando di lasciare un buon ricordo. Ma la sensazione è che la sua avventura a Torino sia ormai al capolinea.

GLIK anche le più grandi storie hanno una fine. Il capitano, dopo cinque stagioni, è giunto al canto del cigno dopo aver dato tanto alla causa. L’ultima apparizione è stata in linea con l’intero campionato, certamente non all’altezza degli ultimi due. Ora anche lui dovrà interrogarsi sulle sue motivazioni.

FARNERUD lo svedese, protagonista negli anni precedenti, è stato particolarmente sfortunato e fermato da gravi infortuni che lo hanno costretto ai margini. Al Castellani è stata probabilmente la sua ultima apparizione in granata. Purtroppo malinconica in tutti i sensi.

 

 


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