Fabrizio Salvatori è stato il Direttore Sportivo del primo Toro dell’era Cairo, nella stagione post-fallimento, terminata con la storica finale playoff e la promozione in Serie A. Salvatori nel 2008 ha ricoperto il ruolo di d.s. nel Bologna, in cui ha avuto modo di incrociare Sinisa Mihajlovic, alla sua prima occasione da allenatore, dopo l’esperienza, da vice di Mancini, nell’Inter.

 

Salvatori, il Toro ha scelto Mihajlovic come successore di Ventura. E’ la piazza giusta per il rilancio del serbo?

Mihajlovic non ha bisogno di rilanciarsi: ha fatto molto bene anche al Milan, come a Firenze e a Catania. A Bologna ci sono stati dei problemi, ma non esclusivamente per colpe sue. Ha tutte le qualità per fare bene al Toro, in una piazza molto calda.

 

Quali sono le sue qualità?

Ha tutti i requisiti professionali che si vogliono da un allenatore. Lavora molto bene sul campo, si fa rispettare, voler bene dai giocatori e riesce a tirare fuori il massimo da loro. Ha tanta personalità, caratteristica fondamentale per farsi seguire e ascoltare dal gruppo.

Sono le cose che una società deve chiedere a un allenatore per fare esprimere al massimo la squadra. Ha acquisito molta esperienza in questi anni e il Torino ne gioverà.

 

Quale sarà l’obiettivo stagionale?

Difficile dirlo. Negli ultimi anni ci sono stati dei risultati molto importanti, anche nel settore giovanile. Per la prossima stagione molto dipenderà dagli acquisti. Se si vuole migliorare i risultati delle ultime stagioni, si dovrà costruire una squadra all’altezza. Una rosa ambiziosa per risultati ambiziosi.

 

I tifosi granata vorrebbero più allenamenti a porte aperte e più “contatto” con l’allenatore e la squadra. Mihajlovic è l’uomo giusto anche sotto questo aspetto?

A Bologna non ci sono mai stati problemi tra Mihajlovic e i tifosi. Bisogna capire, però, che ogni allenatore ha i suoi metodi di allenamento, di gestione della squadra e di rapporto con l’esterno. Spesso si preferisce allenare a porte chiuse per riprendere i giocatori in maniera più libera, senza che questi ultimi si sentano umiliati davanti a tante persone. Penso che i tifosi granata apprezzeranno il lavoro di Mihajlovic e che nascerà anche un buon rapporto. A pesare, come sempre, saranno i risultati: se arrivano, è tutto più facile, altrimenti i rapporti si possono deteriorare facilmente.

 

Quanto è cambiato il Torino Fc, rispetto alla prima stagione dell’era Cairo?

Nel 2005 abbiamo fatto la squadra in sei giorni, nella finestra di mercato concessa dopo l’iscrizione al campionato di Serie B. Già allora ci furono degli investimenti importanti, come l’acquisto di Elvis Abbruscato. Nel momento del bisogno Cairo non si è mai tirato indietro, sicuramente ha fatto esperienza e ha imparato come gestire una società di calcio. Credo che si meriti, dopo questi anni di presidenza, di raggiungere traguardi prestigiosi.

 

Una stagione che terminò con l’indimenticabile finale playoff contro il Mantova. I suoi ricordi?

Da infarto. Gli ultimi dieci secondi abbiamo subito un tiro che è terminato a pochi centimetri dal palo. Era una partita che meritavamo di stravincere, poi l’espulsione di Fantini aveva rivitalizzato il Mantova. Abbiamo fatto un campionato strepitoso, perché siamo partiti in ritardo e nonostante giocassimo due volte alla settimana, abbiamo fatto un grande girone di andata. Nella seconda metà abbiamo pagato un po’ di stanchezza, però è stata una cavalcata fantastica. Riuscire a vincere i playoff è una cosa bellissima, forse è ancor più bello rispetto a essere promossi direttamente.

Lo stadio Delle Alpi era pieno in ogni ordine di posto. E’ un ricordo fantastico e indelebile.

 

 

 


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