C’è tempo fino all’8 luglio per modificare l’offerta. Sia da parte di Urbano Cairo, sia da parte di Andrea Bonomi. Non si parla di calciomercato, ma di una trattativa che tiene altissima l’attenzione da parte del presidente del Torino nei confronti di RCS. Il quadro è chiaro: da un lato c’è l’economista che, insieme con Della Valle, propone di acquistare con denaro liquido il pacchetto di maggioranza del gruppo editoriale lombardo, potendo contare su una base di consenso di circa il 23% dello zoccolo azionario (c’è l’assenso del CdA alle sue spalle); dall’altro, invece, c’è il proprietario di La7, che propone uno scambio di azioni di RCS con quelle della Cairo Communication, inizialmente valutate 8 volte di più rispetto alle prime, ora qualcosa di meno. Sostanzialmente, se prima dovevano servire 8 azioni di RCS per averne una della Cairo, ora ce ne vorranno di meno, cosa che aumenta il valore delle prime azioni rispetto alle secondi.
Il ritocco da parte dell’imprenditore alessandrino c’è stato, e ora non resta che aspettare. O meglio: ascoltare. C’è infatti tempo fino all’8 di luglio, venerdì prossimo, per poter modificare la propria offerta. Dopodiché, potranno decidere solo gli investitori a chi dare fiducia, fino al 15 luglio, quando l’offerta di Bonomi e quella di Cairo scadranno. Una guerra di nervi, per ora, senza esclusione di colpi. Cairo, intanto, comincia a rendere noti i suoi piani nel caso dovesse diventare azionista di riferimento del gruppo.
“Conto di arrivare a uno sviluppo dei ricavi fino a 170 milioni nel 2018” ha detto il patron granata, “soprattutto potenziando la rete di vendita dei periodici“. Qui, per un imprenditore che ha fatto la sua fortuna con le riviste, si gioca la vera partita: lavorare sugli inserti, e gli approfondimenti, sia del Corriere dell Sera, sia della Gazzetta dello Sport, come per esempio uno speciale sul ciclismo. Tante idee e tanti progetti, ma ancora tante incertezze sulla trattativa, alla quale Cairo non vuole rimanere vincolato in eterno. Nella nuova offerta, infatti, è stata messa sul piatto anche la cosiddetta clausola “Mac”, che permette di svincolarsi in caso di eventi finanziariamenti straordinari, come con la Brexit. Come una vera e propria trattativa di mercato, si lavora e si aspetta. Ma non per molto, non più.