In corso allo stadio Olimpico un incontro che vede ospite Paolo Ghisoni, autore dell’almanacco “La Giovane Italia”, che approfondisce la storia dei giovani talenti del calcio nostrano. Presente all’incontro Massimo Bava, responsabile del Settore giovanile, Moretti, in rappresentanza della Prima squadra, oltre ai granata in prestito Gyasi e Aramu (“dobbiamo ringraziare il Torino FC e Longo se stiamo cominciando adesso a fare una carriera di un certo tipo“) e al giocatore Giraudo.
Prende la parola Ghisoni: “Un almanacco che prepariamo da quattro anni. Abbiamo fatto un tour per l’Italia per capire le filosofie dei club e l’incidenza degli stranieri in ognuno di essi. Il Frosinone è un esempio: per costruire i successi sono partiti proprio dal Settore giovanile. Ci sono cinque ragazzi che hanno fatto la trafila e ora sono arrivati in Serie A. Noi cerchiamo di dare visibilità sui media a chi lo merita, non per fare scouting”.
Interviene anche Massimo Bava: “Per una società come la nostra è importante il percorso del giocatore, da non sottovalutare la componente scolastica e quella umana. Pensate a un ragazzino che vive la separazione dei genitori, magari si perde. Il nostro compito è insegnare loro a capire il mondo del professionismo”.
Longo: “Siamo molto contenti di come stiamo lavorando, il nostro è un compito di preparazione alla prima squadra, siamo molto contenti che un giocatore come Rosso per esempio ieri abbia giocato. Mi sono molto battuto, perché nonostante le caratteristiche fisiche non perfette sapevo che sarebbe uscito fuori. Possanzini, anni fa, venne scartato perché non ritenuto idoneo. Poi riuscì a fare carriera“. E Moretti è altrettanto soddisfatto: “Mio figlio gioca nelle giovanili del Toro, è tutto bene organizzato. La cosa importante è capire che ai giovani giocatori si chiede di essere subito adulti, e a 19 anni non è facile. Va capito che un giocatore è una persona, prima di tutto, con tutte le sue difficoltà. È importante un sostegno da parte del mondo delle giovanili, anche perché va capito che il calcio è un gioco. Serio, ma un gioco“.
Menghini e Fogli, poi, ribadiscono tutto il lavoro preparatorio delle giovanili. “Stare al Toro è una bella favola” dice Menghini “ed è bellissimo. Stiamo lavorando molto bene, possiamo crescere ancora. È importante un momento aggregativo, per esempio noi questa sera saremo tutti alla messa di Don Aldo, un momento importante“. Fogli: “Gestire un gruppo di ragazzi che sta facendo un salto adolescenziale non è mai semplice, ma si possono instaurare ottimi rapporti“. Fa eco anche Mezzano: “i miei ragazzi spesso vivono già sotto pressioni notevoli, il nostro compito è quello di saperli gestire al meglio. E poi devono sapersi divertire, magari con meno videogiochi e più campo, aiuterebbe molto“.
Di nuovo Longo: “Il calcio deve valorizzare chi è bravo. Il giovane deve giocare se è bravo, non se è giovane. È questo forse il problema che può nascere dalla nuova riforma del calcio: rischiamo di avere dei giovani giocatori per un anno in A e poi, magari, l’anno dopo in Lega Pro o addirittura già con le scarpe al chiodo. Bisogna stare molto attenti. Per quello che ci richiede il calcio di oggi è che la prerogativa di un giocatore sia avere delle caratteristiche tecniche importanti – che sono alla base – ma soprattutto, oltre alle strutture, sono necessarie le capacità cognitive di un giocatore. Stiamo giocando un calcio sempre più veloce, e quindi capire bene la tattica può aiutare il giocatore a districarsi bene in mezzo al campo“.
Infine Giraudo, molto elogiato da Menghini (“ha saputo cambiare molto“): “Contento più per la nazionale o triste per i mondiali mancati? Beh, uno si pone tantissimi obiettivi, e spera di andare sempre più avanti. Mio futuro? Io penso molto alla scuola e a non concentrarmi solo sul calcio: un domani può succedere davvero qualsiasi cosa, meglio avere più porte aperte“.