Finisce il campionato, i riflettori si spengono sui campi e si accendono sul calciomercato dove i primi a diventare protagonisti sono sempre più spesso gli allenatori. I primi a cambiare casacca, i primi subire terremoti che cambiano completamente le prospettive di intere società e degli stessi tecnici. E anche quest’anno sono numerosi gli allenatori italiani rimasti sena una panchina, senza una squadra da allenare o in bilico sul filo del rasoio.   

Uno dei primi allenatori a fare le spese di un’annata non certo brillante è stato Inzaghi, esonerato dal Milan a fine stagione. A sostituirlo Mihajlovic, il tecnico serbo autore di una stagione straordinaria con la Sampdoria, conclusa con la conquista dell’Europa League. Un avvicendamento che era nell’aria da tempo e che lascia Inzaghi tutt’ora senza una panchina e con un futuro piuttosto incerto davanti a sé.

Se l’ex rossonero era alla prima esperienza tra i professionisti e ha pagato l’inesperienza, sono tanti gli allenatori che negli anni hanno ottenuto risultati importanti ma che nella prossima stagione non avranno una panchina. Uno su tutti Ancelotti, che ha da poco messo la parola fine sulla sua esperienza spagnola al Real Madrid. Ingaggiato nel 2013, alla sua prima stagione madridista conquista sia la Coppa del Re sia la Champions League, la decima nella storia del club. Solo in campionato fa peggio, arrivando al terzo posto dietro Barcellona e Atletico Madrid. Una stagione comunque brillante a differenza di quella appena conclusa. Perde la Supercoppa di Spagna contro i rivali dell’Atletico, vince il Mondiale per Club ma fallisce gli appuntamenti più importanti. Il Real, infatti, viene eliminato agli ottavi dalla Coppa del Re dall’Atletico Madrid, viene sconfitto dalla Juventus nella semifinale di Champions e in campionato agguanta solo il secondo posto alle spalle di uno stratosferico Barcellona. Uno score negativo che non soddisfa la società madridista: l’esonero è praticamente immediato. Persa la panchina spagnola, Ancelotti rifiuta poi l’offerta di tornare in Italia ad allenare il Milan e decide, complici anche alcuni problemi di salute, di prendersi un anno sabbatico.

 

Futuro incerto anche quello di Vincenzo Montella. L’ex allenatore viola, infatti, nonostante le due ultime ottime stagioni con la Fiorentina, culminate entrambe con la qualificazione in Europa League, è stato scaricato dal club di Della Valle. Il comunicato della società non lascia spazio a dubbi o incomprensioni: il comportamento di Montella non è piaciuto alla società, la fiducia è venuta meno quindi si cambia. Un esonero arrivato dopo una lunga scia di polemiche tra il tecnico e la società,  che lascia Montella nella difficile situazione di dover ripartire da zero quando ormai, nella maggior parte dei casi, i giochi per le panchine sono chiusi.

 

Una vittima di risultati negativi, invece, è Cesare Prandelli. Dopo l’esperienza fallimentare dei Mondiali in Brasile conclusa con le dimissioni immediate, anche la successiva esperienza in Turchia non ha regalato grandi soddisfazioni all’ex ct azzurro. Sin dall’inizio, l’esperienza con il Galatasary non è stata facile: perde la Supercoppa di Turchia ai rigori contro il Fenerbahçe e a novembre, pochi mesi dopo il suo ingaggio, viene definitivamente esonerato. Fatale è stata la sconfitta contro l’Anderlecht nella fase a gironi della Champions League che estromette i turchi dalle competizioni europee e Prandelli dalla panchina del Galatasaray.  E non è andata meglio nemmeno ad un altro grande del calcio italiano: Luciano Spalletti, allenatore, tra le altre, di Empoli, Sampdoria, Udinese e Roma. Insomma un curriculum di tutto rispetto che lo ha portato, nel 2009, ad essere ingaggiato dallo Zenit San Pietroburgo. Qui vince una Coppa di Russia, una Supercoppa di Russia e due campionati consecutivi. Risultati brillanti che tuttavia non lo salvano dall’esonero. Il 10 marzo 2014, infatti, dopo aver vinto una sola partita nelle ultime 11 disputate e con la squadra al secondo posto, Spalletti viene sollevato dall’incarico. Senza più una squadra da allenare decide tuttavia di rimanere a vivere nella città russa dove ormai si sente a casa.

 

Chi invece ha conservato il suo posto in panchina ma vive una situazione pericolosamente in bilico è il tecnico della nazionale russa Fabio Capello. Dopo l’uscita dai mondiali al primo turno, frutto di due pareggi contro Corea del Sud e Algeria e la sconfitta contro il Belgio, anche la qualificazione a Euro 2016 sembra essere molto in salita per la Russia, reduce dalla sconfitta contro l’Austria per 1-0. Un andamento che non soddisfa di certo la madrepatria, in forte polemica con il tecnico. Il nodo da sciogliere in caso di esonero, tuttavia, resta la cifra che la Federazione Russa dovrebbe versare a Capello in caso di rescissione anticipata del contatto, ritenuta troppo elevata per poter pensare, almeno al momento, ad un eventuale licenziamento del commissario tecnico. Insomma, il futuro di Capello, per ora, parla ancora russo ma la sua situazione è davvero appesa ad un filo.


La rassegna stampa del 20 giugno 2015

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