L’eredità lasciata da Ciro Immobile non era delle più semplici da rimpiazzare. L’attaccante aveva lasciato Torino e l’Italia da capocannoniere e da giovane promessa finalmente esplosa, capace di trascinare i granata, insieme al gemello del gol Cerci, alle porte dell’Europa. Per Quagliarella, quindi, il ritorno al Toro si apriva con una duplice, e molto difficile, missione: non far rimpiangere il giocatore venduto al Borussia Dortmund, ricucire un rapporto con la tifoseria che si era sfaldato per il suo trascorso alla Juventus. La gente granata gli ha subito riservato un’accoglienza calda, considerandolo un figliol prodigo che, dopo aver girovagato per l’Italia, tornava nella casa dove era cresciuto. Subito in gol, all’esordio, contro il Brommapojkarna, proprio sotto la Maratona: e sarà soltanto il primo di una lunga serie. Al termine della stagione, infatti, considerando campionato ed Europa League, saranno addirittura 17 le reti messe a segno dall’attaccante.

 

L’inizio, però, è stato stentato, suo e di tutta la squadra: nelle prime tre uscite, zero gol all’attivo, e un reparto offensivo che dava l’impressione di essersi davvero inceppato. Poi, la svolta, con quattro reti consecutive in altrettanti incontri, prima di un nuovo periodo di appannamento. Per ritrovarlo esultare in campionato bisognerà aspettare gennaio 2015, mentre in Europa segna un rigore fondamentale per il passaggio del girone: Quagliarella è freddo dal dischetto e, al ’94, il Toro può festeggiare contro il Copenaghen. A proposito di rigori, è proprio grazie al numero 27 che i granata hanno sconfitto questa terribile paura. Gli errori di Larrondo, El Kaddouri e Sanchez Mino, uniti a quelli di Cerci e Immobile nelle ultime giornate dello scorso anno, avevano creato una sorta di maledizione degli 11 metri. Quagliarella ha il merito di averli segnati tutti, alcuni anche di una importanza incredibile: quello al San Mamès, ad esempio, ha segnato l’inizio dell’impresa.

 

Per chiudere la stagione in bellezza, mancava soltanto una cosa: il gol nel derby. E, se possibile, anche quello decisivo. E’ così è stato, perché il 26 aprile, data diventata storica per il mondo granata, al 10’ del secondo tempo, la sua zampata su cross di Darmian supera Buffon e regala il 2-1 al Toro. Il risultato non cambierà più, la Maratona e tutto lo stadio Olimpico hanno la possibilità di vivere una gioia attesa da più di vent’anni. A molti, però, non va giù la sua non esultanza, e il suo legame ancora troppo forte con l’ambiente bianconero. Anche le sue dichiarazioni a poche ore dalla finale di Champion’s (“Contro il Barcellona farò il tifo per i miei amici”) non sono passate inosservate alla tifoseria, che raramente perdona uscite del genere.

 

Sul campo, però, Quagliarella ha dimostrato di meritarsi la maglia granata a suon di gol e prestazioni. Certamente non sono mancate le giornate no, periodi in cui anche le giocate più semplici non gli riuscivano, ma nel complesso è stato un vero trascinatore di questa squadra. Anche dal punto di vista fisico, nonostante l’età che avanza, si è rivelato molto affidabile, fermandosi soltanto nelle ultime giornate. Per tutti questi motivi, la sua stagione è stata super: e nel prossimo campionato, affinando sempre più l’intesa con Maxi Lopez, potrebbe continuare a stupire ancora.  

 

Fabio QUAGLIARELLA

VOTO: 8.5

PRESENZE: 46

GOL: 17


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