E’ dal primo anno di Ventura che, al Toro, manca un vero e proprio regista. Gazzi ha qualità di interditore, Vives rende maggiormente da interno, Ruben Perez è stato bocciato dopo pochi mesi. Ed è da tre sessioni di calciomercato estive che Petrachi ne sta cercando uno. In queste settimane, è uscito il nome di Federico Viviani, classe ’92, che ha stupito tutti a Latina. In esclusiva, abbiamo contattato l’ultimo regista puro del Toro, Manuel Iori, che ci ha presentato uno degli obiettivi di mercato granata e ci ha anche parlato del giovane portiere della Primavera, Andrea Zaccagno, fresco campione d’Italia, entrambi conosciuti al Padova. 

 

Manuel Iori, lei ha conosciuto un giovanissimo Federico Viviani ai tempi del Padova. Che giocatore è?

Un ottimo elemento di centrocampo, che già qualche stagione fa mi aveva impressionato. E’ il classico regista dai piedi buoni, che sa battere alla perfezione sia le punizioni, sia i corner, e che a Latina ha completato il suo percorso di maturazione. Quest’anno l’ho seguito abbastanza costantemente, e penso che sia stato uno dei migliori, in assoluto, della rosa di Iuliano. Ovviamente il Viviani che ho conosciuto io era un ragazzino alla prima stagione tra i professionisti, ancora acerbo e che aveva moltissimo da imparare, tecnicamente ma soprattutto tatticamente. Oggi penso che sia pronto per il grande salto in serie A.

 

Tra le squadre interessate c’è il Toro: pensa che potrebbe fare la differenza sul palcoscenico granata?

Sotto la Mole, in quell’ambiente, e soprattutto con un allenatore bravo ed esperto come Ventura, avrebbe sicuramente la possibilità di migliorarsi. Torino è una grande piazza, lo dico io che l’ho vissuta in prima persona, e per Viviani sarebbe una grandissima occasione.

 

Nel centrocampo a cinque, qual è la sua posizione ideale?

Federico è un ragazzo che fa della visione di gioco uno dei suoi punti di forza. E’ un ottimo palleggiatore, sia nello stretto che sui lanci lunghi, ed è bravo a dettare i ritmi della squadra. Lui è un regista puro, quindi il suo ruolo preferito è quello di centrale. Poi, ovviamente, dovesse arrivare, starà al tecnico Ventura trovare la posizione in cui farlo rendere al meglio.

 

Parlando di Toro: lo hai lasciato appena arrivato in serie A e tre anni dopo te lo ritrovi in Europa. Una crescita esponenziale avvenuta in poche stagioni

Il vero, e più grande, merito del tecnico, oltre a quello di aver ottenuto risultato, è stato il miglioramento continuo e costante. Ogni stagione è stata sempre migliore di quella precedente: fidatevi, non è assolutamente facile. Questo, in particolare, è stato un anno straordinario, caratterizzato da imprese come Bilbao, il derby e l’uscita a testa altissima contro lo Zenit. Credo che i tifosi si ricorderanno per lungo tempo di questi dodici mesi.

 

Crescita della società, ma anche dei singoli: Glik e Darmian sono gli emblemi di questo processo.

Kamil e Matteo, da quando li ho conosciuti ad oggi, sono migliorati tantissimo, sotto i punti di vista. Rispetto a Basha e Vives, gli altri reduci della mia squadra, hanno giocato molto di più, ed è anche con la continuità di prestazioni che hanno potuto raggiungere livelli così alti. Io sono rimasto particolarmente impressionato da Darmian, autore davvero di una crescita esponenziale: ha fatto cose eccezionali, ha raggiunto la Nazionale e, soprattutto, è stato capace di rimanerci, nel giro azzurro. Un ragazzo che si merita tutto questo e tutte le attenzioni che i migliori club mondiali gli stanno riservando.

 

Proprio con il terzino ha avuto un rapporto speciale al Toro, e il difensore ha indossato una maglia celebrativa del soprannome che lei gli aveva dato ai tempi in cui giocavate insieme. Ci racconta com’è nato questo “polipo Darmian”?

Quello in serie B è stato il mio primo anno con lui, e già all’epoca mi aveva impressionato moltissimo. Un giorno, durante un allenamento, all’ennesimo pallone impossibile recuperato da Matteo, gli dissi: “Ma come fai ad arrivare ovunque con quelle gambe? Sembri davvero un polipo!”. E da lì è nato questo soprannome, che ancora oggi si tiene.

 

Ieri il Torino Primavera ha vinto lo Scudetto di categoria e uno dei protagonisti assoluti è stato il portiere Zaccagno: a Padova le vostre strade si sono incrociate

E’ vero, lui era un ragazzo giovanissimo, avrà avuto poco più di sedici anni, faceva gli Allievi ed era aggregato spesso in Primavera. Già all’epoca si vedeva che aveva le qualità per diventare un grandissimo portiere, e ieri si è preso una prima, grandissima soddisfazione. Vi racconto un aneddoto su di lui. Durante un allenamento a Padova, venne chiamato per la partitella finale con noi, e fu protagonista di una parata impressionante su Cutolo: riuscì a intercettare un tiro ravvicinatissimo con un balzo felino! Sulla ricaduta, si fece male alla spalla, ma per fortuna non fu nulla di grave. Da quel momento, ho capito quanto fosse forte questo ragazzino.

 


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