La sua cessione scatenò diverse polemiche: il prodotto del vivaio del Torino, simbolo di una possibilie rinascita granata, che, un po’ comeBalzaretti anni prima, decide in maniera piuttosto glaciale di salutare per sposare la causa juventina. L’addio di Angelo Ogbonna è stato proprio così: freddo, distaccato, senza particolari ringraziamenti verso un ambiente che lo ha coccolato e, di fatto, lo ha spinto a raggiungere la Nazionale dalla cadetteria. Un potenziale calciatore di altissimo livello, che però alla Juventus ha, da subito, incontrato più di una difficoltà, tanto da non essere stato nè un titolare inamovibile per Conte, che tanto lo aveva voluto, nè perAllegri, che anzi vede sempre meno il centrale mancino al quale potrebbe essere prospettata una cessione, a fine stagione.
Ma dopo due derby passati a guardare, e uno spezzone (di circa 15 minuti) nella gara d’andata, questa volta Ogbonna sembra il giocatore designato per dare il cambio aChiellini e, soprattutto, per affrontare il suo passato. Domani, infatti, l’ex vicecapitano del Toro ritroverà uno stadio e una tifoseria dalla quale si è separato male e che per la prima volta affronterà da avversario, e da titolare. Di fronte, una squadra che conosce, ma che si è profondamente evoluta da quando l’ha lasciata. Di fronte, per esempio ritorverà un capitano, suo pari ruolo, che a Torino forse non rimarrà in eterno, ma che se mai dovesse da Torino distaccarsi lo farà in ben altra maniera, lasciando ben altri ricordi.
Si aspettava sicuramente un percorso diverso, in bianconero, Ogbonna. Ma forse, come gli hanno più e più volte ricordato tifosi e addetti ai lavori, ha compiuto il passo più lungo della gamba. E affrontare il Toro, domani, avrà un sapore molto particolare. Amaro, forse, ma non tanto per chi ha dovuto salutarlo nell’estate del 2013.