Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Davide, che descrive il suo derby e la sua percezione del Toro di Ventura, che sta incantando i tifosi. Un orgoglio rinato, o meglio mai sopito, e un cerchio che sembra finalmente chiudersi.
Vent’anni. Vent’anni per ritrovare l’essenza del tremendismo granata e rivincere un derby. Perché per vincere un derby serve innanzitutto una squadra che porti con sé il cuore Toro, una squadra fatta di leader in campo (Glik, Moretti, Darmian, Maxi Lopez, Quagliarella) che, nel corso di questa stagione, è cresciuta assai sia dal punto di vista tattico, sia della mentalità sotto la sapiente guida di Mister Ventura. E’ servito un viaggio in giro per l’Europa per far riscoprire le radici autentiche del DNA del Toro: un profumo di calcio che conta che ha ricaricato pubblico e società rinverdendo antichi ardori di Coppa.
Già nella vigilia si respirava una consapevolezza diversa tra i tifosi granata, un sentore che fosse la volta buona al di là delle solite cantilene sul “derby partita a sé” o sulla “legge dei grandi numeri” perpetuate in questi anni di blackout da stracittadina. Anni con uno spartiacque non banale come il fallimento del 2005 che ci ha visto ripartire un po’ spaesati in un Torino – Albinoleffe tanto surreale quanto liberatorio dopo la grande paura di sparire. Anni di saliscendi, di rose rivoltate come un calzino, di assaggi di serie A più che altro nella parte degli invitati non ingombranti; per poi ricominciare a ricostruire, nell’Era Ventura, il paradigma del verbo granata: lottare. Una sensazione di essere ritornati Toro dopo troppi periodi da Torello impersonata al meglio da un difensore polacco che incarna appieno il profilo di grinta e di passione del perfetto capitano granata. Glik e compagni hanno riportato alla luce il Toro DOC; volendo pensare a un momento specifico, direi quei sei minuti di recupero di Torino-Zenit: sei minuti di tifo travolgente da brividi autentici, del ricco Zenit alle corde costretto a perdere tempo, sei minuti di recupero di un’identità per giocatori e tifosi. Siamo usciti dalla Coppa ma siamo tornati. E questo derby, vinto al termine di una rimonta da Toro, non poteva che scegliere, come protagonista, un giocatore che ha vissuto questa maglia già prima dell’infausta estate 2005: Fabio Quagliarella, punto di contatto tra prima e dopo, tra vivaio e prima squadra. Prima squadra di Torino, sempre.