Parto dalla fine, dalle lacrime di gioia che mi sono scese al triplice fischio finale, che sono iniziate quando da casa ho urlato a Quagliarella di andare verso la bandierina nell’ultimo minuto di recupero.

Dopo vent’anni un emozione forte una vittoria che è arrivata anche un po’ di buona sorte oltre che per bravura e meriti ma una vittoria meritata per quello che abbiamo passato in questi vent’anni e per tutto quello che abbiamo dovuto subire nei derby dopo quello famoso della doppietta di Rizzitelli, subire anche se gli avversari non avevano bisogno di aiuti tanto era la loro superiorità a volte schiacciante a volte meno come negli anni di Novellino e De Biasi.

Il Torino contro ogni previsione fa la partita per trenta minuti mettendo in soggezione piĂą volte gli avversari, che sia la volta buona? Di quelli lĂ  io non mi fido e infatti segnano su punizione, per fortuna che Gazzi al momento del fallo non viene ammonito come Benassi contro la Gazprom che si vede che ha piĂą potere della Fiat in quanto i due falli erano molto simili.

A quel punto il Toro smette di giocare per dieci minuti dove gli uomini di Allegri (intelligenti le sue parole nel dopo sconfitta, molto diverse da quelle arroganti di Lippi di vent’anni fa) gestiscono la palla da prima della classe come sono; la sorte vuole che Quagliarella creda in un errore di Bonucci dando il la alla azione del pareggio firmato da Darmian in modo un po’ rocambolesco.

La ripresa ora è tutta da giocare e poco prima dell’ora di gioco Darmian restituisce l’assist a Quaglierella che segna il gol del vantaggio approfittando di una marcatura allegra dell’ex, fischiato giustamente, Ogbonna. La cosa che non mi è piaciuta è che poteva esultare, ma contro le sue ex squadre non lo fa mai, importante che segni.

A proposito a trent’anni suonati giocando in una squadra di media alta classifica ha la possibilità di battere il record di gol in serie A per il momento eguagliato e qui il merito va a Ventura che con il suo gioco dopo aver permesso a un giocatore non più da serie A come Bianchi (si vedano le sue ultime due stagioni) di andare in doppia cifra e ad uno scugnizzo quasi esordiente in A di vincere la classifica marcatori nonostante abbia sbagliato più gol di Schachner, Pancev e Calloni messi assieme ha messo nelle condizioni Quagliarella di battere il suo record.

Dopo il vantaggio la partita non è stata più una partita normale ma una lotta contro il tempo e più si avvicinava la fine più la stanchezza e la paura di vincere annebbiava le menti e le gambe di parecchi granata; molto positivo l’ingresso dei tre subentrati con il vinotinto Martinez che ha impensierito e non poco la retroguardia ospite con il suo movimento perpetuo con la saggezza di Beppe Vives che ha dato ordine ad un centrocampo che stava andando in difficoltà e per finire con Molinaro che ha tenuto bene la posizione in fascia. Alla fine il triplice fischio finale veniva accolto come una liberazione visto che gli avversari non ci stavano a perdere e cercavano in tutti i modi di raggiungere il pari.

Ora che dopo vent’anni si è tornati ancora a rivincere un derby facciamo sì che non ne passino altri venti e non fare come con lo scudetto che rivinto dopo ventisette anni nessuno a quel tempo pensava che ne dovessero passare altrettanti, ora di più prima di rivincerlo. La politica di salire gradatamente sembra dare i suoi frutti ma per farlo ora bisogna fare in modo di raggiungere il sesto posto sull’onda dell’euforia della vittoria nel derby o quantomeno provarci non come nell’anno della rimonta famosa dei tre gol in quattro minuti dove poi non vincemmo più alcuna gara.

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Granata da sempre, da sempre innamorato del calcio; chi sa di Toro ha qualcosa in piĂą di chi conosce solo il calcio ed  è per questo che da trent’anni sono allenatore di settore giovanile. A Macugnaga 2005 inizio la collaborazione con le testate giornalistche on line, prima raccontando i ritiri e poi commentando le partite con la testa fredda dell’allenatore e col cuore caldo del tifoso

 


Incidenti derby, il comunicato della Juve: