di Marco Sangiorgio – Quella tra Glik e Zaza era sicuramente la sfida nella sfida più interessante di Sassuolo-Torino: uno dei migliori centrali difensivi di questo campionato, contro l’attaccante titolare della Nazionale Italiana di Antonio Conte.
Il duello proposto da Toro.it è stato vinto in maniera netta e convincente dal capitano granata, autore di un’altra prova perfetta in fase difensiva e sempre pericoloso e decisivo in quella offensiva. Il gigante polacco è riuscito ad annullare completamente Zaza, obbligandolo ad agire lontano dalla porta o ad allargarsi, a seconda delle situazioni di gioco. Quando non bastava il fisico, Glik ha sfoderato anticipi sontuosi e si conferma, ancora una volta, insuperabile sui palloni aerei.
Zaza ha perso il duello anche dal punto di vista mentale, cedendo a gesti plateali e poco intelligenti che hanno palesato nervosismo e mancanza di umilta. La “scenetta” di fine primo tempo è l’esempio lampante: Zaza si toglie la maglietta e, con gesto di scherno, la porge al capitano granata, colpevole, secondo l’attaccante, di averlo trattentuto troppo. Una scena alla Ibra, ma Zaza non è Ibrahimovic.
A tutto ciò bisogna aggiungere che, paradossalmente, il granata è stato più decisivo dell’attaccante neroverde anche in zona offensiva, procurandosi il rigore, poi trasformato da Quagliarella. Paradossale sì, ma non troppo, visto che il difensore polacco ha solo una marcatura in meno di Zaza (7 contro 8) ed è in un momento di forma completamente diverso. Forma innanzitutto mentale, dal momento che il polacco ha giocato molte più partite dell’attaccante di Di Francesco (campionato, Europa League e Nazionale Polacca) e non può quindi eccellere dal punto di vista fisico: la stanchezza si fa sentire, ma la determinazione e la “cattiveria” agonistica hanno fatto la differenza.
L’attaccante italiano, se vuole continuare rispettare l’etichetta di attaccante del presente e del futuro del nostro calcio, deve sicuramente prendere d’esempio l’umiltà e l’atteggiamento del capitano granata. I giocatori forti sono quelli che non si accontentano, quelli che amano prendersi i riflettori con le giocate sul campo e con il duro lavoro. Glik ne è l’esempio