Lyanco: “Torino, voglio fare la storia in granata”

Il difensore del Torino, Lyanco, si confessa dal Brasile: “Non vedo l’ora di cominciare, sono assolutamente carico. Bellissimo impatto con l’Italia”

È arrivato a marzo, ma da marzo non poteva giocare. Eppure, per Lyanco, l’emozione è stata sempre tantissima. Il difensore brasiliano ha ottenuto di potersi già allenare con quello che sarà il suo nuovo allenatore, Mihajlovic e quella che sarà la sua nuova squadra, il Torino. Da quest’estate, si farà sul serio e il giocatore non vede l’ora di cominciare. “È stato bellissimo ricevere l’applauso della folla dopo il primo allenamento” confessa il difensore a Gazeta online, un quotidiano brasiliano, “anche se purtroppo non potevo giocare. Dell’Italia mi stanno piacendo molte cose: il cibo, la città. E ho anche una professoressa che mi sta insegnando l’italiano. Torino? La città è sicuramente granata, non si parla della Juventus. Mi sono trovato subito a mio agio, e anche grazie a questo ho sentito poca nostalgia di casa, ma mio padre è sempre presente“.

La figura paterna, per Lyanco, è infatti fondamentale: “Sì, mi aiuta a tenere i piedi per terra. Mi dice che sono un personaggio pubblico, che al primo anno in Europa non posso sbagliare, e che il calcio brucia tutto molto in fretta. La doppia nazionalità? Papà ha origini serbe, e quando mi ha chiamato la Serbia ero tentato. Ma proprio lui mi aveva detto di agire con il cuore, e il mio cuore voleva la nazionale brasiliana. Per questo ho scelto i verdeoro“. Ma, adesso, la testa è tutta rivolta al Torino. “Sono davvero molto carico. Poi Mihajlovic (che ha ancora una volta parlato bene del giocatore, ndr) è stato un difensore, mi segue passo passo. Ricordo che dissi, al termine dei primi allenamenti, che ero stanco morto. Ma mi allenavo comunque al massimo, pur sapendo che non sarei potuto scendere in campo. È stato comunque bello andare in ritiro con la squadra“. Ora, sarà diverso. Ora il campo potrà parlare. “Voglio che Lyanco diventi un giocatore rispettato e conosciuto. E che faccia la storia del Toro“.