Esclusiva / L’ex calciatore granata Fossati si racconta: “Davide si è fatto voler bene dovunque. Il Toro? L’Europa è utopia. Non puntiamo il dito solo su Belotti”

Natalino Fossati, domenica ci sarà Torino-Fiorentina, gara che arriva a due settimane dalla morte di Davide Astori. Una tragedia inspiegabile come quella di Gigi Meroni…
Due morti tragiche, sebbene diverse. Io e Gigi ci conoscevamo bene, eravamo compagni di stanza e avevamo giocato insieme al Genoa. La nostra squadra reagì subito alla sua morte, con una forza che era arrivata da chissà dove, avevamo fatto solo due allenamenti. C’era il derby contro la Juventus e in campo, quella domenica, scendemmo solo noi. Però poi strada facendo abbiamo avuto dei problemi, abbiamo avuto qualche infortunio, una leggera depressione della squadra. Arrivammo addirittura penultimi in classifica. E poi ci riprendemmo e addirittura andammo in Coppa Uefa. Ma è chiaro che quando succedono queste tragedie è difficile poi analizzare l’annata.

Torino-Fiorentina vivrà anche nel gemellaggio tra le due tifoserie. Che clima ci sarà secondo lei?
Credo che l’accoglienza alla squadra viola sia dovuta. Il tifo certamente ci sarà. Però chiaramente i giocatori della Fiorentina ne soffriranno, bisognerà vedere che reazione potranno avere alla seconda partita. Mancherà un compagno di squadra, uno che vedevi tutti i giorni, è difficile capire cosa potrà succedere strada facendo. Intanto comunque perdono un pezzo da novanta perché Astori era un giocatore che dava sicurezza difensiva e anche una buona dose di carica, e non solo perché aveva la fascia da capitano. Poi era un personaggio che si è fatto voler bene in tutte le squadre in cui è stato.

In quest’ultimo aspetto un po’ simile a Meroni forse…
Da questo punto di vista sì, anche se erano due ragazzi molto diversi. Gigi era un ragazzo spesso descritto come anticonformista. Certo, si tagliava i vestiti da solo, aveva la mania della pittura. In questo faceva cose che erano un po’ fuori dal tempo. Però ci tengo a dire una cosa, a sfatare un mito.

Prego.
Che lui in giro a Torino con la gallina non ci è mai andato. Era con i suoi amici a Como e hanno fatto una scommessa la cui penitenza era portare a spasso un animale. “Vedrai che tu con un gallo o una gallina non vai in giro”, gli dissero. E lui: “No, se perdo la scommessa state certi che andrò in giro con la gallina”. E allora da lì hanno ricostruito Meroni in giro con la gallina dappertutto, ma io l’ho detto due milioni di volte che non è vero.

Parliamo di Toro nello specifico. Che rilevanza ha la sfida contro la Fiorentina a questo punto della stagione?
Sarà importante soprattutto per far vedere che qualcosina in più si può fare. Intanto giochi contro una squadra decisamente migliore del Verona, ma non al livello della Roma. Però è una squadra che ha caratteristiche simili ai granata e ha un allenatore capace come Pioli, in grado di dare un gioco, ma soprattutto di ricompattare il gruppo. C’è da dire comunque che Mazzarri è arrivato da poco ed è anche difficile lavorare in un ambiente un po’ depresso. Poi senza Belotti al 100% là davanti è difficile…

Ecco che idea si è fatto della condizione del Gallo?
Certamente gli infortuni lo hanno debilitato. Il suo pregio è la forza fisica, la capacità di combattere sempre e addirittura di andare uomo contro uomo in corsa. La cosa più bella l’ha fatta nella gara contro l’Udinese quando si è lanciato in contropiede ed è andato in porta con il pallone, quello è il vero Belotti. Però viene a mancare sulle palle inattive, sullo stacco di testa. Poi ovviamente non si può puntare il dito solo contro il Gallo. E’ tutta la squadra che non gioca.

Andrea Belotti
Andrea Belotti

Il presidente Cairo ha dimostrato di non aver ancora messo da parte le speranze europee, ma anche chiesto a Mazzarri di lanciare i giovani, pensando già alla prossima stagione. Secondo lei cosa può ancora chiedere il Toro a questo campionato?
Adesso è un’utopia arrivare in Europa. Anche vincendo tutte le partite. C’è troppo divario in classifica. I punti non li puoi avere magicamente se non li hai fatti prima. A mio parere, l’ho detto anche altre volte, era difficile anche prima. Io non ho visto questa grande campagna acquisti che ha fatto il Torino. Ha preso qualche giocatore. L’unica cosa positiva è stata quella di non cedere Belotti. Se l’avessimo ceduto, adesso saremmo al fianco del Verona.

Quindi è più giusto puntare sulla linea verde?
Anche qui ho da chiarire alcune cose. Prendiamo Barreca, ad esempio. E’ un classe ‘95, va per i 23. Lo dico per scherzare, ma io a 24 anni avevo sette campionati di Serie A sulle spalle. Per questo non voglio sentir parlare di giovani a 23/24 anni, a quell’età sei già in ritardo. E questo vuol dire che davvero in Italia c’è una difficoltà nel lanciare i giovani. A quell’età, se sei bravo, dovresti fare il titolare. Se si intravedono dei valori, allora bisogna avere il coraggio di buttar dentro questi giocatori. Allora sì che puoi avere i vari Zappacosta o D’Ambrosio che di strada ne hanno fatta. Certo, affiancandoli ad uno zoccolo duro: penso a Moretti o Burdisso. Poi Barreca è stato sfortunato in questa stagione, visto l’infortunio. Ma prendiamo anche Bonifazi. D’accordo, anche lui ha avuto un infortunio. Ma quando deve giocare? Fra due o tre anni? Edera (classe ‘97, ndr), invece, è un giovane di quelli che può entrare e avere buone prospettive.


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FanfaronDeMandrogne (bracciamozze, petracchio, mercenari da strapazzo)

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