Esclusiva / Intervista Renato Misischi, ex medico sociale del Torino e consulente della società granata sulla morte di Astori: “I giocatori sono sempre monitorati. La fatalità non si può prevedere”

Non è il primo caso di morte di un atleta nel pieno della sua attività. Solo che, ogni volta che succede, oltre a lasciare particolarmente scossi, apre a una discussione intorno alle possibili cause e mosse preventive che possono essere applicate, per scongiurare altri fatti simili. Così ieri, con la tragica scomparsa di Davide Astori, il dibattito si è riacceso: quali contromosse andranno prese? Cosa dovrà essere cambiato? Si tratta di incuria, o tragica fatalità? Per fare chiarezza sulla questione, ha parlato in esclusiva per Toro.it Renato Misischi, ex medico societario del Torino e attuale consulente sanitario della società granata.

Dottor Misischi, prima di tutto qualche spiegazione: come avvengono i controlli sui giocatori?
Partiamo da un presupposto di base: senza l’autopsia, non si possono dire o spiegare bene le cause. Da lì si dovrà partire, per poter poi bene capire tutto quanto. In generale, però, si può affermare che i giocatori vengono sottoposti annualmente ad una visita di idoneità medico/sportiva, che scade ogni anno e vale per chiunque voglia fare attività agonistica, non soltanto per il calcio. Non solo: in Italia si può tranquillamente confermare che siamo all’avanguardia in quelle che sono le norme di garanzia sulla salute dell’atleta, e in particolare per i protocolli applicati siamo tra i più severi al mondo. Oltre a esame del sangue, spirometrie, valutazioni cliniche varie, le visite sono strutturate in questo modo: elettrocardiogramma basale, uno sotto sforzo, e un ecocardiogramma (vale a dire la valutazione ecografica della funzionalità del muscolo cardiaco), quest’ultimo eseguita da un cardiologo, che valuta ogni minima alterazioni, in particolare rispetto agli esami precedenti dell’atleta. Al minimo sospetto, si eseguono altri approfondimenti: dalla risonanza magnetica cardiaca e un’altra serie di controlli con dei farmaci, sempre in ambiente altamente specialistico. Successivamente, almeno ogni 6 mesi poi si esegue un esame ematochimico, cioè esami del sangue, ed elettrocardiogramma basale, non necessariamente sotto sforzo.

La Fiorentina ha riferito che proprio in settimana erano stati eseguiti degli esami.
È possibile che fosse proprio il controllo semestrale, essendo a febbraio. Poi, ci sono anche i medici più scrupolosi, che li compiono ogni tre mesi.

A suo avviso, quindi, ci sono delle possibili soluzioni da adottare, per scongiurare altri casi come questo?
Le visite medico/sportive sono disciplinate da un decreto: c’è un protocollo definito dalla Federazione medico sportiva italiana che impone degli obblighi precisi. Se penso a degli esami in più, direi la risonanza magnetica cardiaca. Ma bisogna considerare che ciò verrebbe applicato non solo alla sola Serie A, o al solo calcio, ma a tutti gli sportivi che svolgono attività agonistica. E allora diventerebbe un aggravio economico, oltre che una dilatazione importante dei tutti i tempi per prenotare le visite e i controlli. Basti pensare a quanti sono i tesserati nelle squadre dilettantistiche. Esistono esami importanti, che si eseguono tendenzialmente in seconda battuta. Io ritengo che la base attuale sia assolutamente solida ed efficace, anche se purtroppo capitano situazioni che vanno al di là di ogni controllo. Faccio questo esempio, che esula dallo sport: spesso si fatica ad accettare il decesso per parto, visti i progressi medici compiuti fino a questo 2018. Ma non è così: il parto è sempre un momento di grosso rischio per la donna, e la mortalità esiste comunque. Non si può eliminare. Tornando al caso di Astori, occorre quindi capire il motivo per cui questo è avvenuto: vi saranno valutazioni approfondite, si riprenderà lo storico degli esami dell’atleta, alla ricerca di un perché, che spesso è difficile trovare perché non c’è. Esistono situazioni particolari in cui gli atleti non vengono giudicati idonei, e che in altre sedi ottengono questa idoneità che non può essere considerata in assenza di rischio. Pensiamo al caso di Schick.

Non ritiene che questa tragedia sia dovuta anche al fatto che gli atleti siano troppo sollecitati dal punto di vista fisico?
Ma allora questo vale per chiunque faccia un’attività di lavoro fisicamente impegnativa. O decidiamo di abbassare tutti di un gradino le nostre attività, oppure continuiamo così.

Il mondo del calcio è rimasto sconvolto: a suo avviso è stato giusto rinviare?
Sì, proprio considerando le tempistiche. La tragedia è avvenuta la domenica stessa, molti giocatori sono rimasti scossi, e non credo che avrebbero giocato con grande serenità. È stata sicuramente una scelta importante. Fosse successo due giorni prima, magari si sarebbe intrapresa un’altra strada. Sarebbe stato sgradevole giocare domenica. Per i giocatori, soprattutto.


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Matteo1
Matteo1
7 anni fa

Se ne conclude allora che la medicina è perfettamente impotente se fallisce così clamorosamente dopo aver utilizzato questa sfilza esorbitante di controlli d’avanguardia, cioè tutto ciò che di meglio la medicina può mettere in campo non serve a nulla.

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