Poco dopo le 17 di quel 4 maggio, tutti i giocatori del Grande Torino presenti sull’areo di ritorno da Lisbona perirono a Superga

Il 4 maggio 1949 è il giorno in cui un Torino fortissimo, capace di inanellare record su record, di incantare appassionati di calcio da ogni parte del momento, di vincere ogni competizione ufficiale a cui ha partecipato, divenne Invincibile. È il giorno in cui il Grande Torino divenne un mito.

Velerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, il capitano Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Shubert insieme ai tecnici Ernest Egri Erbstein e Leslie Levesley, il massaggiatore Ottavio Cortina, i dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti ed Ippolito Civalleri, i giornalisti Renato Casalbore, Renato Tosatti e Luigi Cavallero e i membri dell’equipaggio dell’I-ELCE Pierluigi Meroni, Celeste D’Inca, Celeste Biancardi e Antonio Pangrazi quel pomeriggio stavano tornando a Torino da Lisbona, dove il giorno prima il Torino aveva giocato contro il Benfica. Poco dopo le 17 però, l’aereo su cui viaggiavano i trentuno passeggeri si schiantò contro il terrapieno della basilica di Superga. In poco tempo la tragica notizia si sparse a macchia d’olio, migliaia di persone si precipitarono a Superga con la flebile speranza che quello che avevano sentito non corrispondesse alla realtà. Purtroppo era tutto vero. A darne ulteriore conferma fu Vittorio Pozzo, che quei giocatori li conosceva bene, li aveva consigliati a Novo, li aveva allenati in Nazionale e al quale spettò l’infausto compito di riconoscerne i corpi.

“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta” scrisse tre giorni dopo sul Corriere della Sera Indro Montanelli.


Ce la siamo meritata, una serata come questa