Scorrendo la classifica dei marcatori granata di tutti i tempi, il primo bomber incontrastato con 172 reti è quel Paolino Pulici che forse meglio di chiunque altro, in ogni epoca, ha saputo interpretare lo spirito e la tenacia che da sempre contraddistinguono questa maglia. Alle sue spalle, distaccato di soli 15 gol, c’è un italo-argentino che ha scritto pagine ingiallite dal tempo eppure leggendarie, Julio Libonatti. Nasce a Rosario, in Argentina, il 5 luglio del 1901 da genitori italiani e fin da giovanissimo si mette in luce nelle fila dei Newell’s Old Boys.

 

A diciotto anni appena compiuti è già in nazionale, ed il suo è un esordio con il botto: nell’ottobre del 1919 infatti, segna addirittura tre reti nel match che l’Argentina vincerà con punteggio tennistico (6-1) contro l’Uruguay a Buenos Aires. E Julio, per tutti, è già “El Matador”. La fama di Libonatti attraversa l’oceano e nell’estate del 1925 giunge fino al presidente granata Enrico Marone Cinzano; tanto che verrà tesserato dal Torino grazie ad una norma che prevede la doppia nazionalità per i figli di cittadini italiani trasferitisi all’estero.

 

Julio fa il percorso inverso rispetto alla sua famiglia, si imbarca per l’Italia dove si ambienta alla perfezione soprattutto grazie ad un carattere estroverso, ma soprattutto si ambienta sul rettangolo verde dove segna gol a raffica fin dalla prima uscita; il 4 ottobre 1925 i granata si impongono a Brescia per 4-3 e l’argentino va subito a segno. Nella prima stagione al Toro segnerà 19 reti, grazie all’intesa con Adolfo Baloncieri, alessandrino di nascita che da ragazzo aveva giocato in Argentina.
Nell’estate del 1926 dallo Spezia arriva Gino Rossetti e nasce quello che verrà da tutti ricordato come “il trio delle meraviglie”: Baloncieri Libonatti e Rossetti comporranno infatti un attacco atomico che resterà per sempre nella storia del club. Libonatti lascerà la maglia granata nel 1935, dopo aver disputato 241 presenze in nove stagioni ed essersi ritagliato uno spazio indelebile nel cuore di tutti i tifosi. Si accasa in serie B al Genoa, con cui a 34 anni realizzerà comunque ancora 14 reti in 46 gare. Termina poi la propria carriera nella Libertas Rimini, dove ricopre l’insolito ruolo di allenatore-giocatore per la stagione 1937/38, quella dell’addio definitivo.

 

Spassoso quanto sregolato fuori dal campo, il “Libo” era celebre per lo stile di vita da gran viveur: abiti alla moda, camicie su misura, cravatte sgargianti e una vita sempre sopra le righe. Tanto che, a pochi anni dal termine della carriera, Julio aveva sperperato tutto quanto guadagnato come calciatore, costringendo amici ed ex compagni a dovergli pagare il biglietto di ritorno del piroscafo, per il suo triste ritorno in Argentina. Muore poco più che ottantenne nella sua Rosario: era il 9 ottobre 1981.

 


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