A due giorni dalla partita di Coppa Italia contro il Pescara, Giampiero Ventura interviene in conferenza stampa per fare il punto della situazione sul Toro e sull’avanzamento dei lavori in vista non solo della gara di domenica, ma anche del campionato. Ecco le parole dell’allenatore granata.

 

Tutti i giocatori che sono arrivati hanno buone, se non ottime prospettive. Avere una buona prospettiva significa avere una buona base su cui lavorare. Poi dipende dal giocatore, penso a Darmian, che è andato a Manchester perché ha saputo creare i giusti presupposti, allenandosi sempre bene. È la giusta e naturale evoluzione di un giocatore che è diventato protagonista“.

 

A che punto è la squadra? “Qualcosa ancora c’è da fare, dobbiamo ancora lavorare, senza ombra di dubbio. Noi abbiamo per ora fatto amichevoli con squadre meno importanti rispetto ad altre nostre avversarie, quindi potrebbe mancarci qualcosa a livello di ritmo. Ma fa parte del percorso che l’anno scorso ci ha portato a riunciare a 7 giocatori a dicembre e fare comunque bene in campionato e Europa League, con 16/17 effettivi. Due anni fa in Coppa Italia il Pescara correva molto più di noi, sono partiti bene e poi sono retrocessi, noi abbiamo fatto il contrario. Questo per dire che non dobbiamo aspettarci cose fantascientifiche, ma cose di una squadra che vuole crescere, con giocatori che vogliono diventare protagonisti“.

 

Sul centrocampo: “Noi non vogliamo mettere pressioni per la crescita dei nostri giocatori. La crescita deve essere in modo naturale. Io sono convinto per esempio che Benassi farà un gran campionato, perché ha alle spalle esperienze anche pesantemente negative. Ha già fatto un suo percorso. Gli altri devono sapere che c’è da lavorare. C’è grande partecipazione, ma torno a dire che sono parole. Contano i fatti“.

 

Sulla partita di domenica, ci sono tanti dubbi? “È un problema che non ci siamo posti. Abbiamo dei punti fermi, e altri che si devono invece inserire a poco a poco. È evidente che partiamo da delle certezze, per far sì che quelli che sono arrivati abbiano il tempo per diventare a loro volta certezze“.

 

Quali possono essere gli obiettivi del toro in campionato viste le spese degli altri? “Gli obiettivi sono figli di quello che sei e che cerchi di diventare. Noi dobbiamo cominciare a porceli una volta raggiunti i 40 punti, in base a quando e come li raggiungiamo, sperando di raggiungerli (ride, ndr). È pericoloso darceli adesso, può dare adito a cattive interpretazioni, e c’è il rischio che diamo pressione a giocatori molto giovani che magari vengono da piazze con aspettative minori. Con grande serenità dobbiamo avere la consapevolezza che se facciamo le cose bene nulla ci è precluso, ma anche l’umiltà di sapere che nel momento in cui diamo per scontato le cose diventano difficili. L’esempio è proprio di due anni fa col Pescara: la stessa squadra che ha perso è andata in Europa. Sembrava la fine del mondo quella sconfitta, e invece era proprio la stessa squadra, questo vuol dire che dipende solo da noi, per far sì che l’obiettivo finale, della società, che è stabilizzarsi nel tempo nella posizione che compete al Torino, venga centrato”.

 

Quali i rischi maggiori contro il Pescara? “Ho detto alcuni giorni fa che il nostro avversario più difficile non è la Juve o altre squadre. Le squadre si possono battere. Il nostro avversario principale è la presunzione di pensare di essere già qualcuno, quando non è così, di pensare che tutto ci è dovuto. Parlo a 360°: dell’allenatore di avere una grande squadra, dei calciatori di non dover dimostrare niente, dell’ambiente che pensa che siccome il mercato è stato programmato bene allora sia tutto in discesa. Son rischi che ti fanno pensare che a dicembre l’anno scorso eri quart’ultimo e hai poi dovuto fare un sacrificio pazzesco sfiorando l’Europa per un gol non dato. Noi abbiamo fatto un buon lavoro di programmazione, abbiamo una squadra il cui 75% sono under 23, con un grande futuro sulla carta, ma che non è ancora pronta, è evidente. Deve lavorare per crescere. Quando ci sono grandi aspettative, c’è poca pazienza. E questo comporta che in caso di difficoltà tu scarichi la sofferenza e la crescita si rallenta. Il pubblico di Torino è maturato, è cambiato radicalmente, è consapevole, ha capito che non abbiamo fatto proclami o dichiarazioni, che il tutto è frutto di serietà, professionalità e lavoro. Partendo da questo presupposto, capite le reali difficoltà, ci va la capacità di essere un tutt’uno, squadra, società e pubblico, con la voglia di andare dove il Toro merita. Ma c’è strada da fare”.

 

Si parla anche di mercato, a proposito della possibile cessione di Maksimovic: “Senza entrare nel dettaglio rimango dell’idea, e lo sa anche il presidente, che quando arrivano le offerte irrinunciabili bisogna saperle analizzare. Non dico prendere in considerazione, ma analizzare. Il nostro obiettivo è di avere molte offerte irrinunciabili i prossimi anni: avremmo seminato bene. Le offerte irrinunciabili a 3 giorni dal campionato lasciano il tempo che trovano, perché solitamente arrivano per giocatori che segui da tempo: quando ne abbiamo voluto noi, siamo andati dalla società, abbiamo discusso e poi eventualmente preso. Qui mi sembra che a due giorni dall’inizio delle competizioni ufficiali si parli in maniera fumosa di quello che potrebbe essere ma non è. Diventa difficile entrare in merito a cose per cui non c’è nulla di concreto. È un problema che mi sembra non si ponga”.


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