Non posso dirti che mi è mancato un amico, né un fratello. È troppo lontano il periodo in cui ci siamo conosciuti, troppo breve il tempo durante il quale ci siamo frequentati.

 

 

Quando avevo quindici anni eri già là. Calmo, pacato, saggio. Una parola per tutti, un sorriso sempre. Non c’era trasferta che io facessi senza che ti incontrassi. Ogni volta disponibile con qualsiasi tifoso, già allora meritavi la stima di una curva intera. Ti confrontavi alla pari con il primo dei capi, come con l’ultimo degli arrivati. La tua passione era la mia, ti davi con ogni energia fino alla fine ed anche oltre.

 

Trent’anni fa ho cominciato a seguire il Toro per radio, ho traslocato in tribuna e ti ho perso di vista. Ho ripreso a vivere la curva solo per un anno, quello della B con Fascetti e tu eri lì, come prima, più di prima. Poi ci siamo persi, hanno cominciato a caderci i capelli, ma tu sei rimasto giovane dentro.

 

Frequentavi la trasmissione di Carlo Testa a Quartarete, la mia casa in Tv per 25 anni, e mi hai riconosciuto. Non hai riconosciuto la voce radiofonica o il mezzo busto televisivo, quello sarebbe stato semplice. Hai associato il prof a “quel” ragazzo che salutavi sempre. Non era facile e non era per nulla scontato. Mi hai portato una vecchia foto di Bergamo e mi hai indicato con il dito. Oggi prendo l’impegno di pubblicare qui, non appena li avrò conclusi, i miei racconti su quelle due trasferte del 1978 a casa dell’Atalanta. Sarà un mio ricordo, che vorrà affiancarsi ai tuoi. Tu per me sei ancora quel ragazzo al centro della foto che ho scattato il 22 gennaio 1984 a Firenze. Uno ci butta l’occhio a caso e la tua sagoma spicca, sempre.

 

Addio Euro, Leone della Maratona. 


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